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Attualità

LA CITTÀ CANTIERE

FABIO GANDINI - 13/09/2024

Ci sarà futuro per il Castello di Belforte?

Ci sarà futuro per il Castello di Belforte?

Macchine in movimento, operai al lavoro, scavi e riempimenti, rattoppi e impalcature.

La Varese in cambiamento ha messo un’altra estate dietro la linea del suo tempo: tante le questioni aperte, vien prezioso un resoconto.

A cominciare dalle strade. A giugno Palazzo Estense ha presentato un piano di manutenzione da quattro milioni di euro: 20 i km di asfaltature da eseguire, 130 mila i metri quadri di nuovo asfalto posato. A rivedere un manto finalmente consono sono state le principali arterie del centro così come alcune secondarie dei quartieri. Con l’inizio delle scuole le riasfaltature sono destinate a cessare, anche per non creare intoppi in un traffico sempre molto “attenzionato” da cittadini e opposizione politica: si riprenderà fra un anno, con altri quattro milioni di soldi pubblici da iniettare nella partita.

Per questioni di affinità passiamo a largo Flaiano, snodo protagonista di una rivoluzione viabilistica messa a terra lo scorso febbraio, con l’apertura del nuovo rondò che ha sostituto i semafori. Il cantiere è rimasto vivo anche dopo il varo del nuovo sistema di circolazione, ma è prossimo a prendere il rettifilo finale: a luglio si è proceduto all’impermeabilizzazione del nuovo ponte, che insieme al vecchio costituisce uno dei “bracci” su cui si posa la rotonda, mentre nel momento in cui scriviamo sono in esecuzione le isole permanenti che andranno a sostituire i provvisori new jersey e varranno non solo come sistemazione estetica, ma avranno soprattutto il compito di instradare le auto in modo corretto. Cosa mancherà ancora, una volta conclusa questa tranche? La riasfaltatura, la sistemazione della segnaletica orizzontale e quella del verde pubblico. Solo a quel punto – novembre 2024? – il cantiere potrà chiudere.

Facciamo giusto qualche passo verso il centro e dirigiamoci all’ombra dell’ex Caserma Garibaldi. Alla quale, recentemente, sono stati tolti i ponteggi dalla facciata che guarda l’ampia piazza Repubblica, rivelando il definitivo volto esterno del complesso. Dentro e sul lato più nascosto dell’edificio, invece, gli interventi da fare sono ancora diversi. Per esigenze tecniche è stata chiusa (e lo resterà fino a febbraio 2025) via Pavesi, che costeggia il lato opposto a quello della piazza, mentre ancora rimane aperta via Spinelli, sul cui destino nulla al momento è stato deciso: davvero verrà vietata completamente al traffico veicolare per permettere un accesso pedonale diretto a quella che diventerà un nuovo polo culturale ospitante, tra gli altri, l’archivio del Moderno? E quando saranno fruibili i primi locali dell’ex centro militare? Si parla di inizio 2025.

Stazioni, ci siamo quasi. Nel corso di una conferenza stampa avvenuta settimana scorsa, il sindaco Davide Galimberti si è lasciato sfuggire la frase «entro la fine dell’anno». Dovrebbe essere questo dunque il termine del piano che ha modificato completamente il volto della zona in cui hanno sede i due scali ferroviari cittadini. Nuovi spazi, nuovo arredo urbano, nuovi collegamenti, nuovo approdo per gli autobus: “Varese città di cemento” ha tuonato la Lega giudicando il risultato, in un esercizio di vis polemica che non guarda però al risultato, ovvero a un’altra riqualificazione che Varese aspettava da decenni.

Negli ultimi giorni, infine, si è ripreso a parlare del Castello di Belforte, regalo della storia che la città finora non è stata in grado di accettare e valorizzare a dovere. Quali sono le nuove? Dopo le necessarie attività di messa in sicurezza e bonifica, è stato finalmente aperto il bando per assegnare il servizio di progettazione di fattibilità tecnica, economica ed esecutiva per i lavori di restauro del bene. È il primo scorcio di futuro di un passato che è stato per troppo tempo imprigionato in sé stesso.

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