Attualità

CAMPO DEI FIORI: PETIZIONE

FLAVIO VANETTI - 13/09/2024

Le giornate al Campo dei Fiori organizzate dagli Alpini? Un successone, come del resto accade da anni. Ma al di là del clima allegro, dell’afrore di salamelle e affini, di canti, balli e bevute, quest’anno c’è stata la significativa novità dell’apertura dell’ingresso dell’ex Grand Hotel per proporre, su iniziativa del Fai, un viaggio fotografico nel tempo che ci ha consegnato a immagini della Belle Époque – quando Varese era al centro del mondo assieme alla sua montagna – a memorabilia, documenti, atti ufficiali, chicche varie di quello splendore che fu.

Una dozzina di pannelli, scritti in modo sintetico ma incisivo, con puntuale traduzione inglese ad uso degli stranieri che fossero capitati lì, hanno ben riassunto l’epopea di una struttura che veramente non si capisce come ancora non sia stata restituita alla sua funzione, essendo tra l’altro diventato di moda il turismo “di zona”. Mi piace pensare, anzi non c’è bisogno di pensare perché era la realtà descritta da flussi costanti di persone, che molti quest’anno hanno aderito alla Festa della Montagna proprio per l’occasione di entrare – ancorché solo nella hall – nel GH e di respirare una magnificenza che è giusto da rispolverare. È infatti assodato che se è vero che il recupero/restauro non sarebbe poca cosa in termini di investimento, è altrettanto indiscutibile che non sarebbe nemmeno qualcosa di esagerato e di impossibile, data la solidità e la perfetta conservazione di molte parti (ad esempio quelle, abbondanti, in pietra che formano la struttura portante).

Però secondo me il GH ha un grande nemico: l’accidia della politica e una proprietà – la stessa del Palace Hotel – che dopo aver acquisito anche questo albergo (ex albergo nel suo caso, ahinoi) e dopo aver annunciato ai quattro venti l’intenzione di riaprirlo – assieme alle strutture complementari, ad esempio l’ex ristorante Belvedere – da anni sul tema è completamente assente. Anche grazie alle dritte di chi si sente coinvolto nella battaglia per il Grand Hotel (parlo dell’ingegner Riccardo Aceti, con cui un gruppo di studenti del Politecnico ha redatto proprio il possibile progetto per il rilancio) sono arrivato alla conclusione che il vero problema (da sradicare) sia lo stallo su tre fronti.

In sommaria sintesi, spero non imprecisa: la proprietà sarebbe anche pronta al grande passo, ma ovviamente chiede che la politica faccia la sua parte, nel senso che si occupi della riapertura della seconda linea della funicolare (fondamentale) e delle altre opere necessarie. Ma la politica oggi vede da un lato un Governatore regionale (nonché ex primo cittadino di Varese) di un partito che non è quello dell’attuale Sindaco. La cosa c’entra? Per me sì, molto. Non solo: la giunta civica di Varese continua a non ragionare su un progetto globale per la valorizzazione della nostra montagna, cosa ampiamente fatta dai varesini d’inizio 900: al massimo, se va bene, si parla del solo Sacro Monte. E a Palazzo Lombardia magari qualche volta il tema funicolare 2 viene anche tolto dalla naftalina, salvo non dare mai corso a un bel nulla. Quindi i tre attori di cui sopra se ne stanno nel loro brodo, senza fare un passo l’uno verso l’altro per avviare una road map condivisa.

Sembrano le tre scimmie giapponesi – quella che non vede il Male, quella che non sente il Male, quella che non parla del Male – con il non trascurabile dettaglio che nello specifico il Male c’è ed è l’abbandono di quel gioiello pensato e realizzato dal Sommaruga. Però l’interesse e la passione che i varesini hanno dimostrato per il Grand Hotel – un aspetto che un esperto di marketing terrebbe in debito conto – meritano un finale diverso. Assieme all’amico Aceti abbiamo così pensato di lanciare una petizione pubblica e ufficiale per chiedere a chi di dovere di agire. Il monumentale complesso sulla montagna non parla, ma sembra mandare ugualmente un messaggio: ora basta!