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Cultura

VANINA E AMICI

GIOIA GENTILE - 19/07/2024

cassar“Se potessi entrare in un libro, quale sceglieresti?” Qualche giorno fa, su Facebook, mi sono imbattuta in questa domanda. Non ho dubbi: vorrei entrare in uno dei romanzi gialli di Cristina Cassar Scalia. È un desiderio che avevo già espresso tra me e me prima ancora di leggere quella domanda. Le vicende sono ambientate a Catania e gli omicidi vengono risolti dalla Squadra Mobile con un accurato lavoro di indagine di cui il lettore può seguire ogni sviluppo.

Ma ciò che più mi appassiona e che mi fa desiderare di partecipare all’azione sono i personaggi: si stagliano vivi sullo sfondo degli ambienti, dei paesaggi, delle consuetudini locali, dei problemi sociali. Non sembra possibile che siano inventati, sicuramente devono esistere e li vorresti conoscere “di persona personalmente”. La citazione non è casuale, perché nei libri della Cassar Scalia è evidente l’influenza del Montalbano di Camilleri. La sua protagonista, il vice questore Giovanna Guarrasi detta Vanina, è un Montalbano al femminile. Ma solo per la tenacia e per il fiuto con cui conduce le indagini. Per il resto ha una personalità tutta sua, come ciascuno dei suoi collaboratori: dopo averli conosciuti ti sembra strano non poter interagire con loro. Da come parlano, vestono, si muovono puoi coglierne il carattere e sentirli amici. Se non li vedi comparire subito nella narrazione ti chiedi che fine abbiano fatto, e quando appaiono sospiri di sollievo: meno male! Come godere della lettura senza l’intervento del commissario in pensione Biagio Patané, che non vede l’ora di essere interpellato da Vanina per un consiglio? O senza la presenza del fido ispettore capo Spanò, sempre sul pezzo nonostante le vicissitudini familiari? Se dovesse mancare il medico legale Adriano Calì, con chi condividerebbe Vanina la passione per i vecchi film? E come potrebbe sopravvivere se Bettina, la sua padrona di casa, non preparasse quantità industriali di parmigiana per sostenerla? E non può non comparire, ogni tanto, Paolo Malfitano, il magistrato modellato sulla figura di Giovanni Falcone.

Della serie televisiva tratta dai romanzi della Cassar Scalia ho guardato un solo episodio, perché, come spesso succede, mi ha un po’ deluso: i personaggi non erano i miei, non li riconoscevo. Li avevo così ben disegnati nella mente, grazie all’abilità dell’autrice, che quelli sullo schermo ne appannavano la nitidezza.

Se cercate una lettura leggera, ma non superficiale, potete trovarla in questi polizieschi. Se invece non amate il giallo, un altro bel romanzo della stessa autrice è Le stanze dello scirocco. Qui, la storia dell’amore difficile tra Vittoria e Diego si intreccia con i sovvertimenti politico sociali del’68. L’atmosfera di quegli anni emerge dalle vicende quotidiane dei protagonisti con una vivacità che la fa rivivere a chi ne aveva avuto esperienza: le automobili, la Targa Florio, l’occupazione dell’università, gli scontri di Valle Giulia, la scuola di Don Milani, le minigonne…

Anche questo è un libro che mi è dispiaciuto finire.

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