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Politica

CAPIRNE DI PIÙ

GIUSEPPE ADAMOLI - 19/07/2024

demagoniaIn novembre le elezioni in America potrebbero sancire il possibilissimo, e per me pericoloso, ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Nel momento in cui scrivo non c’è ancora la certezza della ricandidatura del Presidente Joe Biden. Lo voterei giocoforza se restasse in corsa ma il timore per la sua salute è inquietante e preferirei un candidato più giovane ed energico.

Per chi voglia capire meglio la società americana, non solo la lotta politica fra Democratici e Repubblicani, ma la polarizzazione tra fronti sociali sempre più lontani e nemici, il libro “Frontiera” di Francesco Costa, vice direttore del Post è utilissimo. È uno sguardo sulle persone, sui territori, sulla violenza, sulle armi, sulle piccole storie che sono le radici della grande storia americana. Portarlo con sé è un modo intelligente di riposarsi, nelle pause, dalle fatiche delle vacanze….

Per stare in Italia e capirne gli ultimi 15 anni politici ho trovato utilissimo Mario Monti con “Demagonia” che parla dei gravi rischi di agonia della democrazia. La ricostruzione che fa dei suoi difficilissimi anni alla presidenza del Consiglio (2011-2013), tanto criticati ma necessari per la salvezza del nostro Paese, è una sorta di vademecum su dove può portare la politica delle illusioni. Di tutti gli scritti sugli ultimi due decenni è uno di quelli che offrono, in modo per quanto possibile semplice, gli strumenti e le conoscenze che troppo spesso ci mancano.

Passo quindi ad una terza lettura che mi è piaciuta molto. Non è un libro, è un’intervista lunga una pagina intera sul Sole 24 Ore del 28 giugno scorso, ad Augusto Barbera, presidente della Corte Costituzionale. La condivido completamente perché esprime in linea generale, mille volte meglio di quanto possa fare io, la cultura riformatrice in tema di Costituzione, di Stato, di comunità nazionale.

Le prime righe dell’intervista possono allarmare molti amici “progressisti” con i quali ho condiviso un lungo percorso politico.
Eccole: “La forma di governo non solo può essere messa in discussione, anzi mi sento di dire che deve essere messa in discussione. È ora di superare un sistema ereditato dalla Guerra Fredda, fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare”.

È un disco verde alla legge sul premierato di Giorgia Meloni? No, altrimenti non lo condividerei visto che voterò decisamente contro nel referendum confermativo che quasi certamente ci sarà. Il succo dell’analisi di Barbera è che “quando parliamo di forma di governo, ogni innovazione dovrebbe essere condivisa dalle forze presenti in Parlamento”.
Il suo è quindi un deciso no, sia pure indiretto, a riforme a colpi di maggioranza ed è molto convincente l’affermazione che “qualche riforma costituzionale è necessaria per avere una democrazia decidente”.

Quel che mi porto via dall’intervista, anche per le abituali riflessioni nelle mie camminate in montagna, è il fortissimo richiamo al fatto che “le forze politiche non possono delegittimarsi reciprocamente, che la Costituzione è salva se vi è legittimazione reciproca”.
Una lezione per tutti, certamente anche per il centrosinistra del quale mi sento parte.

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