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Società

PEGGIO SENZA FINE

CESARE CHIERICATI - 19/07/2024

carcereI numeri non spiegano tutto ma raccontano molto. È il caso della realtà carceraria del nostro Paese che peggiora di anno in anno nel sostanziale disinteresse dei governi di Roma. Siamo poco oltre metà anno e le cifre, ancora una volta parlano chiaro: nel 2023 i suicidi maturati dietro le sbarre sono stati 67, quest’anno in soli sette mesi si è già a quota 54. Un dato che conferma il drammatico trend dell’ultimo decennio: cinque persone al mese in media si sono tolte la vita in stato di detenzione. Già in passato questi numeri sono costati all’Italia una condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

L’ultimo suicidio è avvenuto durante i primi giorni di luglio proprio a Varese nel vecchio penitenziario dei Miogni costruito le bellezza di 131 anni fa. Un uomo italiano di 57 anni, condannato a un anno e dieci mesi di carcere per favoreggiamento nell’ omicidio di uno spacciatore marocchino, si è tolto la vita impiccandosi a un’inferriata della struttura. “Il gesto nasce dalla vita che si vive – ha scritto Enzo Bianchi, già priore della Comunità di Bose – dall’isolamento che uccide, da un sovra affollamento che non permette nessuna intimità e crea una convivenza disumana”.

Non sfugge a questa drammatica logica, come ben si sa da anni, il piccolo, cadente carcere di Varese dismesso per inidoneità alla funzione dal 2001, ma rimasto aperto in assenza di una struttura di nuova costruzione e con un carico di ospiti sempre doppio e oltre rispetto ai 52 posti regolamentari. E ancora una volta le cifre non lasciano scampo a livello nazionale perché le patrie galere continuano ad ospitare circa 63 mila persone a fronte di una disponibilità oscillante tra i 47 mila e i 51 mila posti. Spesso i detenuti sono compressi nelle celle come sardine: quattro-cinque uomini stipati in 25 metri quadrati in letti a castello e condizioni igienico sanitarie inadeguate, spesso assolutamente inaccettabili. Tensioni e stress sono all’ordine del giorno per i detenuti ma anche per gli agenti di custodia stabilmente sotto organico.

I sindacati parlano apertamente di un mondo penitenziario nazionale non lontano, in molti casi, da condizioni da terzo mondo. Tutto questo al netto dell’impegno del personale di servizio, delle Direzioni e di associazioni come Antigone che da lunga data tiene sott’occhio la realtà carceraria. Scriveva un esponente di Antigone qualche mese fa: “Ogni detenuto perde la sua identità ed è ridimensionato a numero di matricola…compiendo quel processo di istituzionalizzazione coatta che costituisce, malgrado la buona volontà di molti operatori, l’essenza della risposta carceraria”. Ciò nonostante nell’immediato futuro, secondo il senatore del Pd Alessandro Alfieri, le speranze di costruire a Varese un nuovo carcere sono scarse. A breve termine si potrebbe puntare su una ristrutturazione e su un ampliamento della Casa di via Morandi, come auspica d’altro canto anche il sindaco Davide Galimberti.

Tuttavia anche questa strada non è facilmente percorribile dal momento che l’attuale governo non sembra avere l’intenzione di porre la questione carceraria ai primi posti della propria agenda politica. Infine sarebbe interessante sapere in quale cassetto della politica o della burocrazia sia finito “il piano carceri”, varato nel 2010 dall’allora governo Berlusconi, che si proponeva un lodevole obiettivo: la costruzione di 9150 nuovi posti pari a 11 nuovi istituti e all’ampliamento di 20 strutture già esistenti.

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