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Urbi et Orbi

MISTERIOSO SIGILLO

PAOLO CREMONESI - 12/07/2024

Il Card. Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, alle ordinazioni della Fraternità san Carlo a Roma

Il Card. Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, alle ordinazioni della Fraternità san Carlo a Roma

C’era anche un po’ di Varese nelle persone di Ignazio Beghi, 31 anni, figlio di Marco e Carla e Tommaso Benzoni, 29 anni, figlio di Enrico e Paola, nella bella cerimonia in San Paolo fuori le Mura dove il 22 Giugno scorso l’arcivescovo metropolita di Boston Patrick O’Malley ha ordinato cinque nuovi sacerdoti e tre diaconi provenienti dalla Fraternità San Carlo Borromeo. Ignazio sacerdote e Tommaso diacono vanno così a ingrossare le fila della Società di Vita Apostolica, nata da una intuizione di Monsignor Massimo Camisasca che attualmente conta 152 preti, tre diaconi e dodici seminaristi in diciassette paesi del mondo.

Chi meglio del Cardinal O’Malley per riflettere sul ruolo del sacerdote in una società post cristiana?

Giunto a Boston nel 2003, questo arzillo cappuccino ormai ottantenne, conosciuto e stimato per primo da San Giovanni Paolo II, si trovò a dover ricostruire una arcidiocesi in ginocchio per la grave crisi degli scandali sessuali, esplosi dopo l’inchiesta di un gruppo di giornalisti del “Boston Globe”. La complessa indagine, efficacemente e dolorosamente raccontata dal film “ Il caso Spotlight”, coinvolse decine di sacerdote e costrinse tra l’altro l’arcidiocesi al pagamento di uno dei più pesanti indennizzi alle vittime di abusi nella storia della Chiesa americana: 85 milioni di dollari.

Tra i tanti effetti “domino” di questo scandalo O’ Malley si trovò a dover lottare anche contro la profonda demoralizzazione in cui era sprofondato il clero locale. Su questo aspetto il cardinale decise di spendere gran parte delle sue energie da un lato promuovendo nuove norme e procedure nella lotta alla pedofilia che lo hanno portato ad essere uno dei più importanti punti di riferimento in Vaticano su questo tema e dall’altro incontrando singolarmente i preti della Diocesi per conoscere meglio la situazione e capire da dove ripartire.

«Una volta alla settimana – ha raccontato – faccio un’ora di adorazione con i sacerdoti che lo desiderano, condivido un pasto insieme seguito da una conversazione sulla teologia pastorale». Per favorire la fraternità tra di loro O’ Malley ha creato le “Canoniche regionali dei sacerdoti”, luoghi dove i preti vivono insieme e si aiutano a vicenda secondo l’immagine delle comunità dei primi cristiani.

Proprio questo approccio comunitario il Presule ha voluto consegnare ai giovani sacerdoti e diaconi ordinati, ricordando come “in una cultura che esalta l’individualismo e la solitudine oggi la gente cerca gioiosi annunciatori della proposta buona e bella di Cristo”. O’ Malley ha citato il Papa Francesco della Evangelii Gaudium: «Gli evangelizzatori hanno “l’ odore delle pecore” e queste ascoltano la loro voce». Ha ricordato la grande scritta che vide campeggiare sopra l’altare davanti a cui le suore di Madre Teresa di Calcutta pregano ogni giorno in adorazione del Santissimo: “Ho sete”. Ma ha anche recuperato il finale di un grande romanzo dello scrittore inglese Graham Greene “Il Potere e la Gloria”. Questo libro pubblicato per la prima volta nel 1945 ebbe vita difficile e solo grazie all’interessamento di San Paolo VI potè tornare ad essere conosciuto. Racconta la storia di un sacerdote durante la tremenda persecuzione anticattolica in Messico negli anni trenta. Un uomo pieno di limiti che ha tradito la sua vocazione e che la gente del posto apostrofa come “Padre acquavite”.

Eppure pur con tutti suoi limiti questo sacerdote si rifiuta anche davanti alle minacce del potere di abbandonare il suo popolo. E lo fa sino alla fucilazione. “Volutamente mai chiamato per nome nell’arco dell’intero romanzo” ha osservato il Cardinale “porta comunque la persona di Cristo alla gente che gli è stata affidata”.

Chi legge questo struggente romanzo capisce che i semplici, pur immersi nei limiti anche morali di una vita disgraziata, percepiscono il misterioso sigillo che nemmeno l’autocoscienza del prete – unico superstite della Chiesa del Messico, costretto a vivere braccato e ad annegare la sua paura nell’alcol – riesce a cancellare.

Le rivoluzioni solamente umane hanno bisogno di eroi mentre la Chiesa esige solo il “sì” di persone concrete, perchéé la fede cristiana non è frutto di una grande idea o di una teoria filosofica ma di un incontro. Incontro reale tra Cristo e uomini veri, come questi sacerdoti all’inizio della loro missione.

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