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Fisica/Mente

BRUTTA ABITUDINE

MARIO CARLETTI - 12/07/2024

tabagismoL’anno prossimo saranno passati venti anni dalla introduzione della legge Sirchia sulle limitazioni al fumo negli ambienti pubblici.

L’atto di allora non solo fu coraggioso perchéé naturalmente ostacolato in ogni modo dalle lobbies del tabacco, ma anche perchéé ritenuto da molti impopolare in quanto andava contro ad una (purtroppo) assai diffusa abitudine nazionale.

Da allora dopo una drastica diminuzione del consumo di tabacco le cose sono cambiate e stiamo osservando un evidente ritorno a questa abitudine non corretta.

In medicina è sempre meglio parlare di numeri e statistiche per descrivere una situazione in modo chiaro e per quanto riguarda il tabagismo (cioè abitudine o dipendenza da fumo di tabacco) gli studi ci dicono che chi inizia a fumare attorno ai 25 anni e fuma venti sigarette al giorno, riduce la vita media di poco meno di 5 anni.

Su mille persone che fumano, uno morirà di morte violenta, sei per incidente stradale, 250 per patologie correlate al tabacco (dati Ministero della Salute).

Organi bersaglio sono principalmente l’apparato respiratorio e quello cardiovascolare ma gli studi americani ci dicono che al fumo sono correlate almeno 27 malattie.

Determinanti in ogni caso sono età d’inizio, numero di sigarette al giorno, numero di anni di fumo, inalazione o meno profonda del fumo.

Il fumo è anche al primo posto come fattore di rischio di tutta la grande famiglia delle malattie croniche a carattere non ereditario (altri due fattori sono dieta errata e scarso moto) e favorisce l’insorgenza di tumori in diversi organi bersaglio (polmone, cavo orale, esofago, vescica etc).

Nota è anche l’influenza negativa sulla sessualità maschile (per le lesioni vascolari che può provocare) e su quella femminile visto che anticipa la menopausa di un paio d’anni ed ha azione nefasta (rischio aborto, neonati sottopeso etc) sulla gravidanza.

Piccola nota sociale se non sanitaria, oltre il 50% dei rifiuti raccolti nei parchi secondo una statistica nazionale è dovuta a residui di fumo e sigarette.

Il problema ovviamente non è italiano ma mondiale ed incide sulla sanità pubblica in modo dimostrato e devastante. I fumatori al mondo sono oltre 1 miliardo molto più diffusi nei Paesi a basso e medio reddito ma ancora più ampia è la platea di coloro che subiscono i danni del fumo passivo inalando sostanze tossiche fumate da altri.

In Europa provoca circa 700 mila decessi l’anno, circa il 50% delle morti è prematura. In Italia la cifra è superiore ai 90mila, fumano circa 10 milioni di persone (dai 14 anni in su), il consumo medio è di 12 sigarette die ma 22 fumatori su 100 dichiarano di fumarne più di 20.

L’industria del tabacco ha ovviamente tutto l’interesse a mantenere elevato il consumo del suo prodotto ed ha inondato di recente il mercato anche di prodotti alternativi alla sigaretta classica come le sigarette elettroniche ed i prodotti a tabacco riscaldato.

Tutti i prodotti del tabacco che contengono nicotina creano una dipendenza chimica al consumatore avendo come luogo di azione alcuni recettori del nostro cervello.

L’ISS ha divulgato durante la giornata mondiale di lotta al fumo alcuni dati che dovrebbero ulteriormente accendere la nostra attenzione: quasi 700 mila ragazzi (14/17 anni) cioè circa un terzo di questa popolazione, ha fumato almeno una volta dei prodotti del tabacco e che il 60% di questo gruppo ne consuma contemporaneamente almeno due tipi.

L’abitudine al fumo può essere influenzata dall’esperienza famigliare: figli di un genitore (o due) che fuma hanno più probabilità di diventare a loro volta fumatori.

Ricordarsi che smettere di fumare non è facile ma possibile, farlo per i propri figli può essere uno stimolo molto importante.

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