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Pensare il Futuro

MANCA UN SOGNO

MARIO AGOSTINELLI - 12/07/2024

populismoMi rendo conto che arrivare al cuore della politica in una fase così spaesante quale quella in corso, può comportare il pericolo di suscitare un risentimento non gradito ed arrivare a toccare un nervo scoperto, anche per sensibilità meno attente in un ambito democratico.

Voglio comunque esprimermi con nettezza anche su questo giornale – così attento alle questioni locali, alla fraternità, alle tradizioni di convivenza solidale – perché ritengo che si stia vivendo una fase molto critica riguardo alla tenuta dei sistemi democratici in gran parte del mondo e, in modo non dissimile, anche in Italia, come avverte con serena severità lo stesso Presidente Mattarella.

Siamo in un contesto planetario di tensione ed in un periodo di forte competizione fra grandi potenze per ridefinire lo scacchiere geopolitico e controllare le risorse.

In parallelo, ideologie semplificatrici incentrate sull’istigazione all’odio verso bersagli mutevoli, oggi gli immigrati, domani (o ieri) settori culturali minoritari, sempre e comunque il corpo delle donne, servono ad aggregare gruppi utilizzati politicamente soprattutto a destra per definire un’agenda oscurantista, che si ripropone in Francia, in Italia, In Europa, nelle due Americhe e in grandi nazioni dell’Asia.

Specularmente, la permeabilità della società ad essa (con parallelo allontanamento da posizioni rispettose delle regole costituzionali che per semplicità chiamo democratiche) è conseguenza anche della scelta dell’area di sinistra moderata e di centro sinistra, soprattutto in Europa, di abbandonare il progetto della costruzione di compagini sociali irreversibilmente inclusive a favore del sempre citato convitato di pietra, il “mercato”. L’Italia di Meloni sta privatizzando le reti digitali di TIM portate in regalo da una gestione sciagurata di Tronchetti Provera, così come il dissolvimento del settore auto o la morte dell’ILVA preludono a spostamenti di ricchezze nelle mani di poche famiglie, magari collocate fiscalmente in sedi estere, mentre migliaia di lavoratrici e lavoratori vedono dissolversi il diritto costituzionale di sentirsi cittadini nel lavoro.

Tale insieme di condizioni, concomitante con un allargamento delle guerre ed un avviso di continuo peggioramento climatico rende la vita materiale dei più in difficile e costante peggioramento, favorendo lo spostamento verso ideologie di destra, semplici e apparentemente rassicuranti.

Per riagganciarmi al contesto planetario delle tendenze in corso, mi ha sorpreso come mercoledì 26 giugno sia giunta la notizia del colpo di Stato in Bolivia. La stampa europea l’ha trattato come un fatto pittoresco, ma da questo siamo molto lontani. Le recenti sovversioni in Brasile e Bolivia non sono andate a buon fine per chi le aveva promosse, ma esse hanno comunque conseguenze devastanti gravi nel tempo perché impongono di concentrarsi sulle necessarie azioni di contrasto sia giudiziarie che di intelligence, a discapito di altre scadenze urgenti e di interesse generale, come quelle a cui sapientemente e caparbiamente fa ricorso in continuazione Papa Francesco: la Terra rischia di avere i giorni contati. Inoltre, il molto parlare nei mass media dei fatti illeciti (v. l’inchiesta di Fanpage) dà visibilità alle compagini di destra che, sembra strano, ne traggono in qualche modo vantaggio.

Quale società, dunque, vorrebbero costruire le destre che sono in ascesa sotto molti diversi cieli, ma con stili e azioni assai simili? Occorre aprire un grande dibattito su cui siamo in ritardo. È il sogno che obbliga l’uomo a pensare. Se le destre non sognano ed i moderati vengono a patti, occorre ricordare un monito di Lula pubblicato su un’intervista recente sul Sole 24 ore: «La destra che accetta i programmi della estrema destra sarà da essa ingoiata e si troverà anch’essa, anzi già in parte si trova, a dovere fare i conti con queste belle regole che pensa di applicare solo ad altri da sé».

È per questo che occorre leggere un fenomeno globale in corso e ricostruire fronti democratici e antifascisti, prendendo di petto le questioni vere che toccano quelli che vanno o non vanno a votare: l’impoverimento giornaliero, le diseguaglianze e i privilegi territoriali, le condizioni dell’occupazione, il cambio climatico, la minaccia atomica, la sicurezza e i diritti universali delle future generazioni. È forse questo il compito storico di una specie intelligente, che deve riscrivere le regole dell’Antropocene.

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