“Vuoi essere felice un istante? Vendicati! Vuoi essere felice sempre? Perdona! Non perché loro meritano il perdono, ma perché tu meriti la pace”.
Nella Giurisprudenza la “legge del taglione” è il primo traguardo dell’evoluzione dei diritti umani: dal giustizialismo con questa norma si introduce il principio di proporzionalità tra colpa e pena. Di fatto è una conquista della giustizia equa.
Gesù sposta l’accento dall’oggetto al soggetto: per porgere l’altra guancia devi metterci la tua faccia, implicare te stesso, disinnescando il cosa è successo con il come voglio stare io. “Occhio per occhio” porta solo… a un sacco di gente cieca!
Quel suo “ma io vi dico” esige un guizzo. Dice un detto ebraico: “Il legno di sandalo sa profumare anche l’ascia che lo abbatte”. Perdonare non è far finta di niente, non è condonare, non è giustificare deglutendo alibi, non è dimenticare.
Perdonare è cicatrizzare il dolore. È permetterti di sentire che non solo è male, ma ti fa male. Le cicatrici delle ferite le vedrai sempre. Il passato insegna al presente come comportarsi in futuro.
Porgere l’altra guancia è imparare l’arte della critica. Ogni salto in alto è un salto verso l’altro. Sta nel dire con schiettezza cosa c’è di sbagliato, ma anche capire come poter andare avanti tu.
Si tratta non solo dell’acidità della diagnosi, ma anche della positività della terapia. Si corregge senza far sentire l’altro sbagliato. Si colpisce l’errore, si comprende l’errante. È diversa la cosa sbagliata dalla persona che sbaglia.
Gesù non dice di non avere nemici. Ma ci suggerisce di spiazzare tutti: perdona i tuoi nemici e nulla li farà arrabbiare di più! Ama il tuo nemico e lo farai impazzire! La miglior vendetta è una vita ben vissuta!
Papa Giovanni XXIII cita un detto di S.Bernardo: “Vedere tutto, passar sopra a molte cose, correggere poco”. Quando insisti e ti accanisci su torti o mancanze, tu ti stacchi e gli altri ti “pèrdono” (voce del verbo “perdere”).
Basta un salto di accento e, a lettere uguali, tutto si ribaltata, se riparti da te stesso: io ti “perdóno” (dal verbo “perdonare”). Ha ragione chi dice che a porgere l’altra guancia non cambia nulla: “ti per-dono”.
Come l’hai letto? Tutto dipende solo dall’accento: ti pèrdono o ti perdòno? Il perdono non modifica il passato, ma cambia il tuo futuro come il legno di sandalo che profuma l’ascia che l’abbatte.
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