Comunque la si guardi, questa storia delle elezioni anticipate in Francia (30 giugno-7 luglio) non promette niente di buono. Nasce, come si sa, dell’esito delle elezioni europee, che hanno visto Emmanuel Macron soccombere di fronte al Rassemblement national (Rn), guidato da Jordan Bardella e Marine Le Pen, che hanno visto la loro formazione politica ottenere il 31,5% dei voti, portando il numero di parlamentari a Strasburgo da 23 a 30, con un livello di consensi che nessun partito francese aveva mai superato, da quando esiste l’elezione diretta del Parlamento europeo.
Sulla base di questi dati, Macron ha preso la decisione improvvisa di buttare le carte per aria, sciogliendo l’Assemblea nazionale e indicendo nuove elezioni, avvalendosi delle previsioni costituzionali dello Stato francese (art. 12).
Per la verità, un po’ a tutti è apparsa una scelta d’impulso dettata, più che altro, dallo sconforto per una sconfitta bruciante. In realtà, pare fosse una decisione messa in conto da tempo, almeno dal mese scorso, insieme ad un gruppo ristretto di collaboratori e all’insaputa dello stesso primo ministro francese, Gabriel Attal (Michele Marchi 2024). Maturata sulla base dell’andamento dei sondaggi preelettorali, che indicavano con chiarezza quale sarebbe stato l’esito del voto, anche se, probabilmente, non prevedevano una sconfitta di queste proporzioni. La scelta di sparigliare le carte vien fuori da qui e che ha dato risultati apprezzabili, ma solo sul piano mediatico, perché è riuscita ad oscurare il successo di Rn.
Questo tatticismo istituzionale prevede anche un secondo tempo, vale a dire che, in caso di vittoria (molto probabile) degli avversari, non ci saranno le dimissioni dell’attuale presidente. Questi, infatti, potendo contare su un incarico della durata di ancora quasi tre anni, rimarrebbe al suo posto, conservando tutte le prerogative costituzionali che gli sono proprie, in politica estera, nella difesa, nel potere di veto e di nomina. La prospettiva è di “convivere” coi contendenti del campo avverso, creando le condizioni per un tumulto generale, innescando la più spregiudicata ingovernabilità e, quindi, un moto di rivalsa popolare. Lo scopo ultimo di questo procurato scombussolamento istituzionale è quello di arrivare alle presidenziali del 2027 in una situazione di caos totale, che dovrebbe spingere i francesi a negare il consenso appena accordato ai nuovi arrivati.
Avrà successo? Riuscirà il nostro “eroe” a cambiare il verso alla storia? Sembra parecchio difficile. Perché già adesso, la realtà non sembra dargli ragione. “Le prime analisi sui flussi elettorali confermano la fidelizzazione del voto Rn (circa il 90% di chi aveva scelto Marine Le Pen alle presidenziali del 2022 ha votato per la lista Bardella) e il fatto che categorie di elettorato fino ad ora poco permeabili (giovani, pensionati, imprenditori e donne) hanno al contrario iniziato a spostarsi verso il Rn” (Ibid.). Dunque, non sembra proprio il momento per azzardi del genere, costruiti nel silenzio, con fare un po’ carbonaro, al riparo da sguardi indiscreti. È la maniera migliore per creare ancora più sfiducia, dove ce n’è già abbastanza. Come dimostra il caso italiano, in uno studio commissionato all’indomani delle elezioni europee, si dice che “Tra coloro che non sono andati a votare il sentimento dello «sconforto» è stato denunciato dal 42% degli intervistati, mentre la «rabbia» è stata denunciata dal 26,6%. Più indietro emerge il «desiderio di cambiamento» (11,5%) e la «speranza (3%)” (Ghisleri, 16.6.24).
Non so dire cosa sarebbe accaduto se un inghippo del genere fosse stato combinato dallo Stivale, il paese dell’ingovernabilità per antonomasia e, per questo, oggetto di scherno da parte di molti. Forse saremmo già stati scomunicati tutti, d’emblée, senza remissione di causa, compresi minorenni e neonati. Se invece, tutto questo accade in Francia, allora c’è il beneficio del dubbio. Mentre, non andrebbe concesso alcunché. Già adesso, siamo in una situazione complicata, per non dire grave. Coi due paesi più importanti dell’Unione, Francia e Germania, in palese difficoltà economica e sociale, con una guerra al centro dell’Europa e una situazione imbarazzante in Palestina. E sta per arrivare il resto, con le prossime elezioni americane, i cui esiti possono portare a stravolgimenti epocali, non tanto negli Usa, quanto proprio qui da noi. Per questo, ci sarebbe bisogno di riflessione, pacatezza e senso della misura. No perditempo.
You must be logged in to post a comment Login