Vorremmo dire grazie persuase che la gratitudine è il sapore buono della vita. Vorremmo dire grazie perché viviamo di una vita ricevuta. Vorremmo dire grazie, innumerevoli grazie, per ogni persona incontrata, per ogni raggio di bellezza e di bontà, per ogni squarcio di speranza, per ogni possibilità di ricominciare. Vorremmo dire grazie sempre, ma non sempre il nostro grazie è pieno come quest’oggi, non sempre vale per 50 anni, non sempre lega così chiaramente cielo e terra, sì perché quest’oggi il nostro grazie è per il cinquantesimo di sacerdozio di Padre Gianni, che ricorre il 28 giugno.
Ma dunque per chi è questo grazie? L’umile frate delle comunicazioni lo sa bene e non si offende certo se diciamo che non è innanzitutto per lui – anzi! – perché è proprio da 50 anni che la sua azione più importante è quella di rendere grazie a Dio. Con lui e grazie a lui allora anche noi diciamo grazie a Dio. E ci accorgiamo che poter dire questo grazie non è così scontato e, forse, neanche così semplice.
Non è così scontato riconoscere che Dio non è un padrone un po’ despota cui va la sottomissione più che la gratitudine di chi sa di aver ricevuto tanto, tutto, e per amore. E allora un grazie anche a Padre Gianni per non essersi mai stancato di annunciare il volto di Dio in ogni tempo e modo opportuno o non opportuno, consueto o innovativo. Non è così scontato neanche riconoscersi autorizzati a rivolgerci a Dio con la nostra coscienza sporca, con i nostri infiniti dubbi, con quel sentimento di lontananza e di inadeguatezza rispetto a Dio. E allora un grazie anche a Padre Gianni per il suo paziente sedere in confessionale o altrove, con o senza stola, a renderci vicino la misericordia di Dio, a rispondere ai nostri dubbi, a manifestarci concretamente l’ascolto che Dio offre al nostro cuore. Non è così scontato neanche ringraziare Dio sempre, perché a volte nel nostro vissuto non ci sono solo cose belle ed il dolore toglie dal nostro cuore la gratitudine. E allora un grazie a Padre Gianni che presta la voce e le mani a Gesù e ci mostra la strana sorgente del nostro rendimento di grazie: il rendimento di grazie compiuto da Gesù durante l’ultima cena, il dono della sua vita al Padre e ai fratelli con cui ci attira con sé al Padre, ma non senza croce.
Non è così semplice neanche raccogliere tanti motivi di gratitudine, il mondo è così complesso e tante volte ci fa perdere lo stupore. E allora grazie anche a Padre Gianni per tutte le sue camminate, per il suo immergersi nella bellezza delle montagne o dei boschi, per i suoi pellegrinaggi che, tappa dopo tappa, fatica dopo fatica, schiudono le dimensioni del silenzio e dell’interiorità. Grazie per le sue ricerche e le sue curiosità che lo fanno ancora e sempre studiare, domandare e consultare, far lavorare e incontrare; ci sembra infatti che il suo amore per la montagna sia un riflesso del suo curioso affetto per questa nostra umanità, e le sue cordate alpine dicano tanto del suo desiderio di condividere questo affetto e tanta speranza sostenendo e promuovendo la ricerca di altri. Non è poi neanche così semplice rendere grazie nella liturgia: quante distrazioni e come è facile sbagliare! Ed allora un grazie particolarmente sentito a Padre Gianni per qualche gaffe e qualche errore liturgico passato alla storia a suon di risate, che senza togliere la validità al rito celebrato, ci hanno mostrato la benevolenza di Dio che si è proprio incarnato nella nostra povera, a volte distratta, ma anche simpatica umanità e ci accoglie come siamo.
Allora Grazie Signore e grazie Padre Gianni, come ci dici al termine di ogni confessione “continua così”! Continua a rendere grazie a Dio anche con noi e per noi!
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