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Cultura

MATURITÀ SÌ, PERÒ

RENATA BALLERIO - 14/06/2024

esamiGiugno, mese di esami: per chi deve affrontarli in terza media o alla fine del percorso della scuola superiore. Secondo i dati del MIM, Ministero Istruzione e Merito, quest’anno gli studenti delle superiori coinvolti nelle prove saranno 526.317.

Tanti ricordi per chi li ha affrontati. Una volta c’erano anche quelli di terza elementare, con bocciature, successivamente anticipati in seconda e, per finire, quelli in quinta elementare, aboliti soltanto nel 2004.

Ma gli esami per eccellenza, quasi sinonimo di ingresso al mondo adulto, erano e sono quelli che impropriamente continuiamo a chiamare di maturità e che iniziavano anni fa, come, ad esempio nel 1969, al primo luglio.

Il termine, abolito dall’anno scolastico 1997-98, è stato sostituito da Esami di Stato, nome ufficiale, quasi freddamente burocratico, come nel lontano 1923 quando vennero istituiti.

Al di là del nome, mai come ora, sul significato di diventare “maturi” dovremmo interrogarci. Due esempi antitetici, che non sono semplici fatti di cronaca, possono aiutarci.

Alla scuola superiore di Bisuschio studenti, anche di quinta, hanno messo in scena uno spettacolo che ha affronto due temi: il coraggio di vivere, e amare la vita, in ogni attimo e quel fenomeno doloroso chiamato dal 2015 ghosting, lo sparire come un fantasma. Si tratta dell’interruzione di qualunque forma comunicativa in quella che dovrebbe essere la meravigliosa esperienza di crescita sentimentale e sessuale tra adolescenti.

Gioco del silenzio esasperato sui social e testimone – forse per paura – di non maturità. E immaturi lo sono stati – in modo opposto – gli studenti di un liceo romano che hanno esibito come trofeo in una lista pubblica le loro conquiste femminili.

Non è e non sarà, dunque, un esame a sancire la maturità. Sembrano davvero appartenere ad un tempo passato le parole scritte da Corrado Augias nel suo recente libro, La vita si impara. Con la fine dell’adolescenza cominciò ad affiorare in me la cognizione di che cosa voglia dire lo status di “cittadino”, si aprì cioè un apprendistato da adulto alla vita dopo le tante e belle nozioni astratte del liceo, culminate nell’incubo della maturità.

Magari l’esame, chiamiamolo come vogliamo, non è più un incubo, pur creando sempre ansia. Ce lo ricorda anche il cantautore e comico, laureato comunque in matematica, Lorenzo Baglioni che nella sua canzone Maturandi afferma che cento non fa cultura e sessanta non fa paura. Che la cultura non sia un voto è innegabile, ma sarebbe importante segnalare ai giovani che nella vita non tutti potranno essere come Bill Gates. Lui disse di sé: Non ho passato il mio esame in diverse occasioni. I miei amici, invece sì. Ora loro sono ingegneri e lavorano alla Microsoft. Io invece sono il proprietario. Bisognerebbe ricordare al signor Bill che senza ingegneri la Microsoft non ci sarebbe e che per tutti gli esami non finiscono mai.

A dire il vero il bellissimo testo con questo titolo, andato in scena nel 1973, del grande Eduardo De Filippo, è una lettura da consigliare a tutti per imparare la vita. Certamente non si augura a nessuno di scontrarsi con gli inganni della vita e di soccombere come successe al protagonista, Guglielmo Speranza. Un cognome fortemente evocativo che, malgrado tutto, è anche un augurio.

Guglielmo, sconfitto dalla vita si esprime – drammatica provocazione – in un estremo rifiuto della parola e della comunicazione, ma nella bara sembra agitarsi come un giullare, quasi un tragico sberleffo verso chi lo ha giudicato per tutto il corso della vita.

Certamente gli esami non finiscono mai, ma si possono far finire giudizi inutili. Almeno nella vita di cui tutti siamo sempre – o dovremmo esserlo – discenti.

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