“Passeggiando per Milano, camminando piano piano / quante cose puoi vedere / quante cose puoi sapere….Forse è stato il ritornello di questa canzone del 1939, rivisitata nel 2011 da Enzo Jannacci e Renzo Arbore, a ispirare, almeno in parte, la penna gentile di Andrea Kerbaker, organizzatore culturale milanese e narratore a tutto tondo, nel suo nuovo libro “Stradario sentimentale milanese” di recente presentato al Premio Chiara. Un lungo viaggio in 33 luoghi urbani della città rigorosamente suddivisi in vie, viali, piazze, piazzali, più un Largo, ovviamente la Foppa e una Ripa, altrettanto ovviamente di Porta Ticinese. Un su e giù tra il centro, le circonvallazioni e le prime periferie dimostrando una conoscenza del territorio accurata e affettuosa, costruita nel tempo; a partire da quando ragazzino (anni ’70) lo percorreva in bicicletta poi in motorino. E in età più matura soprattutto a piedi con la moglie inglese curiosa di Milano e della sua storia.
Il libro, pubblicato da Rizzoli, ha il notevole pregio di poter essere letto a geometria variabile ovvero andando avanti e indietro tra le vie e le piazze – i capitoli del volume – senza attenersi alla scaletta scelta dall’autore, ma stando piuttosto alle proprie conoscenze meneghine, alle proprie esperienze in un confronto a distanza, impari ma divertente, con l’autore stesso, un che il fratello maggiore giudicava “meglio di un tassista”. C’è un avvertimento importante che dà ai suoi lettori a pagina 53 prima di addentrarsi nella celebrata via Brera: “…non sono tra quelli che una volta messo piede in una nuova città, si precipitano nei musei; preferisco di gran lunga camminare per le strade, guardare le persone e le cose, percepire i frammenti di discorsi, i rumori, perfino quelli considerati ipermolesti come le sirene delle ambulanze e della Polizia”.
Kerbaker è un acuto osservatore urbano, un disvelatore di atmosfere che cerca di leggere il passato e il presente di Milano riflettendo sui cambiamenti ma anche sulle permanenze che raccontano l’anima della metropoli. È il caso emblematico di viale Monte Rosa dove da fine ottocento si alternano attività produttive, commerciali, culturali, di svago, assistenziali. Come l’Asilo Mariuccia nato per il riscatto delle giovani prostitute. Oggi l’istituzione, dove lavorò anche la poetessa Ada Negri, opera ancora con finalità più o meno simili a quelle del passato. Di tutt’altro segn la storica sede del Derby “mitico palco dove si esibivano comici, cabarettisti e cantautori degli anni Sessanta e Settanta”.
Nello “Stradario sentimentale…” non mancano anche sorprendenti curiosità. In Piazzale Angelo Moratti, un nome una squadra, si scopre che negli ultimi decenni i sindaci neroazzurri sono stati ben sette su otto, soltanto Albertini era di sponda rossonera come l’autore che fin dalla prima infanzia è un milanista dell’anima e anche per lui San Siro un luogo di gioie e dolori calcistici, ma anche un tempio della milanesità oggi a rischio abbandono. “Chi abbatte le emozioni, soprattutto per denaro – conclude lapidario Kerbaker –non riuscirà a crearne altre “.
Una incancellabile emozione è quella che si prova scendendo con l’autore alla fermata di Gorla (linea 1 rossa), antico comune cancellato dagli accorpamenti a Milano fatti nel 1923. Qui il 20 ottobre del 1944 un pilota dell’aeronautica americana in uscita dai cieli milanesi si libera con troppo anticipo di un ordigno che ne sta appesantendo il volo. La bomba colpisce una scuola, “un danno collaterale” che costa la vita a più di duecento persone, centottantaquattro bambini, i Piccoli Martiri cui viene dedicata la piazza di Gorla, sul Naviglio della Martesana. La guerra come oggi a Gaza e in Ucraina.
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