Saranno anche donne in cerca di guai, per parafrasare Zucchero e la sua notissima canzone, ma certo è che le signore decise a incamminarsi sulla difficile via della politica non matematicamente sono destinate ad andare a sbattere contro il primo ostacolo. Possono, al contrario, rivelarsi tessitrici operose, ricamatrici raffinate e pazienti, di un dialogo che porta buoni frutti.
Lo sapevamo già dalle conferme della storia passata, da Golda Meir a Margaret Thatcher, la lady di ferro, a Angela Merkel, la cancelliera tedesca, per citarne solo alcune tra le più vicine a noi. E lo abbiamo visto anche seguendo le mosse di Ursula Von der Leyen impegnata con pazienza e buona volontà nel difficile momento che l’Europa sta vivendo soprattutto in conseguenza della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi.
Ora anche le ultime consultazioni elettorali europee ci hanno portato la sorpresa di un dialogo, finalmente costruttivo, tra le nostre Meloni e Schlein. Le due protagoniste della politica italiana hanno preferito un pragmatico rispetto dell’operato dell’altra, piuttosto che creare i presupposti di incidenti destinati a ricadere sulle spalle degli italiani e sulle sorti del Paese.
E questo procedere non a spallate ma a colpi di intelligenza fa ben sperare in un contesto politico, non solo nazionale, in cui si avanza invece a colpi di ariete. L’esempio drammatico della Francia, che ha portato alle dimissioni di Macron, ma anche la nostrana incomunicabilità tra Renzi e Calenda, che li ha affossati entrambi, sono esempio di contrasti e strategie pericolose su cui varrebbe la pena di lavorare a monte, anziché andare dritti a sbattere poi.
In politica, le donne diventano protagoniste ogni giorno, dobbiamo guardare con interesse e rinnovata fiducia al loro spendersi. Il successo di Meloni, non solo in Italia ma anche in Europa, è conseguenza di una pazienza e di una testardaggine tutta al femminile che cova pur sempre, anche sotto le a volte dispersive uscite autocelebrative.
Non è da meno la giovane Schlein, partita con piede incerto e giacche da armocromista, ma poi entrata saggiamente in panni più sinceri e scarpe adatte a passi solidi.
Che le donne stiano a cuore nella loro voglia di libertà e impegno lo dimostra anche la scelta, vincente, di votare per Ilaria Salis, l’attivista ai domiciliari in Ungheria.
Al di là del giudizio sul suo operato, che compete solo ai magistrati di un corretto tribunale, ha prevalso la considerazione del rispetto per l’unicità che ogni persona, in quanto tale, e non in quanto “normale”, come sostiene un altro candidato- ‘maschio’ e vincitore- porta in sé.
Le aspettiamo ora tutte per vederle sempre più all’opera, le nostre politiche, dialoganti in un mondo difficile e incattivito in cui il rischio è di smarrirsi in un dedalo di contraddizioni e voltafaccia, di urla sguaiate e proposte indecenti.
Ma- ci dice sempre Zucchero- “le donne in cerca di guai” a volte “hanno negli occhi gli aeroplani per volare ad alta quota, dove si respira l’aria e la vita non è vuota”.
Sono parole di poeta. E per questo fanno ben sperare.
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