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Politica

UE, LA SFIDA

GIUSEPPE ADAMOLI - 07/06/2024

ueSarà l’Unione Europea all’altezza delle aspirazioni dei ragazzi di 14/15 anni manifestate in una ricerca che due settimane fa ho riportato qui nei suoi dati salienti?

Domanda pertinente perché quei ragazzi hanno espresso una grande fiducia nel futuro delle Istituzioni europee sentendosi pienamente parte dell’Unione ed auspicando norme e organi di governo comuni per un solido progresso sociale e civile.

Per mettersi davvero in sintonia con quei ragazzi bisognerebbe approvare, sperabilmente in un futuro non troppo lontano, un sistema elettorale europeo con liste europee e programmi europei che sostituisca i 27 voti nazionali. Lo hanno recentemente dichiarato tanti europeisti fra cui, in Italia, Romano Prodi e Mario Monti che furono grandi protagonisti della Commissione Ue.

Oggi esistono, molto più che in passato, due principali e chiare visioni dell’Europa: la prima guarda avanti, come fanno quei ragazzi, ad un’Europa sempre più unita e integrata. La seconda guarda indietro alla riconquista di un maggiore spazio di manovra per gli Stati nazionali.

Ai sostenitori di questa seconda visione vorrei chiedere se pensano che l’Italia sarebbe stata meglio o peggio senza l’UE che abbiamo avuto; senza l’euro (che non volevano); senza il “Whatever it takes” della BCE di Draghi del 2012; senza i tanti aiuti per la pandemia, senza una rete di regole a volte farraginose ma spesso essenziali.

Le scelte non sono facili, non lo sono mai, ma sono nitide e si possono sintetizzare così: Confederazione o Federazione?
Confederazione vuol dire una sorta di unione allo stato minimale: dogane e dazi; libero scambio commerciale; possibilità di muoversi in Europa senza “visti” statali; discussioni, ma nessuna decisione, sui temi più alti e impegnativi della coesistenza fra Stati e continenti. Non si confonda tutto ciò con la “Confederazione elvetica” perché, a dispetto del nome, la Svizzera è una vera e propria federazione.

Federazione – obiettivo difficile –  vuol dire una politica economica comune per competere con gli Stati Uniti e la Cina. Vuol dire emettere debito comune per finanziare le grandi infrastrutture. Vuol dire scelte inderogabili sulle immigrazioni. Vuol dire una sola politica estera e una sola difesa comune con un proprio esercito. Le spese per la difesa dei 27 Stati sono enormi e non producono nessun effetto importante. Sentire le lamentele sulla dipendenza dell’Europa dalla Nato, cioè dagli Stati Uniti, dimenticando tutto quel che deve essere fatto per ridurne la dipendenza è una incoerenza sostanziale e pericolosa.

E evidente che siamo dentro una fase storica con più blocchi internazionali strategici e con la crescente rilevanza della Cina. Come può l’Europa non compiere passi avanti decisivi per essere protagonista in questo mondo multipolare?

Ecco, a questo noi italiani ed europei dovremmo pensare quando voteremo.

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