Si stima che nei Paesi occidentali oltre il 50% della popolazione abbia qualche intolleranza alimentare ma che meno del 20% ne sia consapevole.
Nel mese di maggio si pone attenzione particolare a questo tipo di disturbo, sia per la frequenza con cui colpisce il genere umano, sia per i sintomi spesso fastidiosi che limitano una vita sociale normale.
Le intolleranze sono più comuni delle allergie e non sono provocate dal sistema immunitario, entrambe vengono genericamente inserite in un’unica grande famiglia definita come reazione avversa al cibo.
Esistono pertanto reazioni tossiche (ad esempio ingestione di funghi non commestibili) e non tossiche, che dipendono invece dalla particolare suscettibilità dell’individuo e sono allergie ed intolleranze.
Note fin dall’antichità (Ippocrate mise in evidenza quella legata al latte) hanno talvolta cause non definitivamente chiarite ma sono spesso legate a carenza di enzimi specifici necessari per digerire il cibo in oggetto (più comuni il latte, il grano/celiachia, le fave/il favismo).
Il quadro è ancora più complicato perché esistono reazioni avverse anche a componenti farmacologiche o ad additivi presenti negli alimenti.
Una delle più comuni, la celiachia, è una patologia autoimmune caratterizzata dalla risposta abnorme del nostro organismo all’ingestione di glutine sostanza presente non solo nel grano ma anche in altri cereali come orzo, frumento e segale. Facile quindi comprendere come, soprattutto in Italia ove prevale la dieta mediterranea, il fenomeno sia relativamente diffuso.
La reazione immunitaria colpisce una parte specifica del nostro intestino (tenue) scatenando una infiammazione che a sua volta, causando danno ai villi della parete intestinale, impedisce il corretto assorbimento delle sostanze nutrienti, provocando una serie di sintomi che minano la salute del paziente.
Tra i sintomi più comuni legati al malassorbimento vi sono la perdita di peso, il gonfiore addominale, qualche volta la diarrea.
Il mancato assorbimento di sostanze importanti come vitamine ed oligoelementi a sua volta può portare a danni di altri sistemi come ad esempio quello nervoso, osseo, sanguigno.
Non esiste una cura specifica farmacologica per questa patologia se non una rigorosa prevenzione con eliminazione totale dell’assunzione di glutine.
In realtà le cause della malattia sembrano molteplici a partire da una predisposizione genetica ma seguite anche da una possibile infezione intestinale virale nell’infanzia o da fattori fisiologici come gravidanza o infezioni gastroenteriche.
Molto spesso sono i sintomi a spingere verso l’ipotesi ed il sospetto di una intolleranza alimentare mentre una vera e propria diagnosi si fa solamente con la ricerca nel plasma degli anticorpi specifici anti transglutaminasi.
Una valutazione successiva della malattia prevede anche una eventuale biopsia del tessuto intestinale con test istologici per una conferma definitiva.
Una dieta completamente gluten free (priva di glutine) generalmente permette nel giro di 6/18 mesi dalla diagnosi di eliminare completamente i fastidiosi sintomi.
Intelligente è anche uno screening sui parenti di primo grado di pazienti con celiachia, visto la caratteristica trasmissione genetica della stessa patologia.
Naturalmente oggi sul mercato esistono diversi alimenti gluten free sia nella grande distribuzione che in negozi specializzati e questi prodotti possono essere oggi acquistati con una quota di erogazione gratuita dal sistema Sanitario Nazionale con importi che variano secondo il sesso ed età del paziente.
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