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Cultura

SYLVA E LE ALTRE

ROSALBA FERRERO - 31/05/2024

sylva1Una mostra tutta al femminile quella in essere alla pinacoteca Züst – visitabile sino all’8 settembre e curata da Mariangela Agliati Ruggia e Giulio Foletti, con la collaborazione di Alessandra Brambilla – che ha come protagonista assoluta Sylva Galli, presente con 150 opere.

Sylva Galli di famiglia potente e benestante nata nel 1919, dopo le scuole obbligatorie decide di studiare alle Scuole di disegno di Lugano, poi di trasferirsi a Friborgo, ove frequenta il Technicum e successivamente l’Akademie Wabel, una scuola privata di nudo e di paesaggio aperta nel 1939 da Henry Wabela Zurigo, acquisendone il linguaggio espressionista che in modo personale unirà al naturalismo hodleriano ed elvetico; da ultimo frequenta la scuola di figura e nudo del Cotti, a Lugano.

sylva2La libertà di cui gode – è questo il motivo per cui nel 1958 le proto femministe alla S.A.F.F.A. la definiscono una “donna emancipata che studia ciò che vuole e vive dove vuole” - le consente di esprimere la sua vena artistica spaziando tra le nature morte, i ritratti, i paesaggi, gli interni domestici, i nudi in oltre 250 opere eseguite tutte in pochi anni, poiché muore a 23 anni, nel 1942. Molte delle opere in esposizione sono nudi femminili opulenti, quasi una affermazione di una vitalità prorompente e desiderata che la malattia le stava sottraendo. Sicurezza nel segno, disposizione degli elementi figurativi in fondi domestici, resi con una tavolozza in cui prevalgono i bianchi e gli azzurri declinati dal celeste al blu notte e solcati da poche note ocra, nature morte in cui appaiono larghe pennellate di rossi e di verdi, numerosi autoritratti calati in un’atmosfera statica: questa la cifra della Galli, che interpreta la lezione dell’impressionismo francese e delle avanguardie elvetiche in modo personale, con un linguaggio fresco.

I genitori per ricordare la figlia “le fanno un vero sacrario museo in casa”, e i loro eredi, gli Stoppa e i Galli, beneficiari di un lascito di famiglia, sono tenuti a conservarne per sempre le opere, evitando ogni dispersione. Donano inoltre opere a Palazzo Pitti, dopo una mostra celebrativa nel 1954 (due tele sono conservate a Firenze), altre alla Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma e al Museo d’arte della Svizzera italiana. Grazie al loro operare, la pittrice viene conosciuta ed apprezzata, post mortem. Affidano di tracciare un percorso della pittrice, al critico Magistris, che pubblica un volume nel 1945.

Irma Giudici Russo, Pastorello

Irma Giudici Russo, Pastorello

Affiancano le due sezioni della mostra che ospitano le opere della Galli, altre sezioni dedicate a pittrici a lei contemporanee, privilegiando artiste che avevano compiuto un percorso di studi regolare, accademico, approcciando la carriera artistica non da autodidatte, né solo per diletto, ma avevano cercato di fare della pittura una professione e avevano partecipato a concorsi ed esposizioni. Da Regina Conti, con le plastiche figure di ragazzi e i paesaggi marini, agli splendidi ritratti di Anita Spinelli e di Irma Giudici Russo, agli autoritratti e alle ceramiche di Mariangela Rossi, ai solari paesaggi di Anita Nespoli.

A Germaine e Simonetta Chiesa, rispettivamente moglie e figlia di Pietro Chiesa, è dedicata un’apposita sezione, oli e pastelli intensi e ricami murali, vere prove di arte femminile.

Completa la mostra un catalogo riccamente illustrato, utile per ricostruire l’evoluzione della presenza femminile in campo artistico dall’inizio del 1900 al 1942.

SYLVA GALLI (1919-1943) E LE ARTISTE DEL SUO TEMPO

Pinacoteca cantonale Giovanni Züst – Rancate (Mendrisio), CH

26 marzo – 8 settembre 2024

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