Il profumo del pane caldo e il suono dell’acqua che scorre evocano un senso di pace e generano un sorriso a tutti, sempre, comunque, nonostante tutto.
Noi, invece, roviniamo tutto con il fracasso delle nostre ostinazioni e ci ritroviamo facilmente come il profeta Elia, che frustrato si avvilisce: “Ora basta! Non ce la faccio più! Voglio solo chiudermi in me e farmi inghiottire dal buio”.
Qualcuno potrebbe rispondere: “Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi sa di morire e vorrebbe vivere” (Jim Morrison).
Dio invece cosa fa? Quale è secondo lui la terapia?
Un tocco per svegliare, un pezzo di pane, un sorso d’acqua: io ci sono per te, boccone di senso come il pane quotidiano e sorso di vita come l’acqua, dono del cielo che rende bella terra.
Dio ci manda sempre qualcuno, un angelo, che non fa miracoli o non dà risposte, ma ci sfiora. Sono quelle persone che arrivano con una parola, una coincidenza, una presenza e ci fanno riaprire gli occhi. Quando si chiude una porta, si può aprire ancora perché di solito sono state fatte apposta per funzionare così.
Dio ci mette davanti l’essenziale: pane e acqua. Un’immagine che noi applichiamo a una punizione: “mettere a pane e acqua” sa di dieta, se non di carcerazione. In realtà ci portano all’essenzialità: è la qualità dei rapporti a dare gusto ai piatti.
Il pane insegna la condivisione che si fa riconoscenza. Non pensiamo mai che è il risultato di una rete: contadino-mugnaio-fornaio-trasportatore-venditore.
La qualità del lavoro di ciascuno porta al gusto della normalità. E quando arriva a te, se non lo metti al centro, il pane diventa raffermo, duro e intrattabile. Succede anche nelle relazioni: il “compagno” [cum panis] è chi condivide il pane quotidiano.
L’acqua insegna la gratuità che si fa speranza. Una sorgente sarà sempre pronta a spegnere ogni sete, ma nessuna sete spegnerà mai una sorgente!
Una gratuità efficace come quella di ogni persona, preziosa come l’acqua che riempie il nostro svuotarci, lava il nostro imbrattarci, ammorbidisce il nostro inaridirci, rilassa il nostro stressarci secondo il nostro bisogno, nel suo essere calda o fredda, poca o tanta. Oppure fuori dagli schemi come secchiellata che fa sorridere.
La formula è “condivisione + gratuità = amore”. Dare e ricevere una condivisione che si fa riconoscenza e una gratuità che si fa speranza è “manna dal cielo”.
You must be logged in to post a comment Login