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Cultura

NON SOLO CANOSSA

LIVIO GHIRINGHELLI - 31/05/2024

canossaGregorio VII (1073-1085) è il papa conosciuto per avere costretto nel 1077 l’Imperatore ventiduenne Enrico IV a umiliarsi a Canossa, rivelandosi al contempo col suo atteggiamento un restauratore, un riformatore, un rivoluzionario. Irregolare, al momento dell’elezione al soglio pontificio, come spesso accadeva in quei tempi agitati, Ildebrando di Soana in soli dodici anni da restauratore, come si proponeva delle strutture della Chiesa in senso piramidale, in realtà riuscì a generare un clamoroso processo di rinnovazione.

Trasferita da Roma a Costantinopoli la sede centrale dell’Impero, con il falso Constitutum Costantini di un potere temporale riconosciuto al Papa (falso in ordine allo smascheramento in età umanistica grazie alle ricerche di Lorenzo Valla: in realtà a Nicea Costantino si autenticò depositario della somma autorità sia in campo politico che religioso), Gregorio VII coronò con successo il sistema episcopale del regno dopo un periodo di delegittimazione reciproca tra imperatori e pontefici, onde l’inversione cosmologica per cui Gregorio si fa sole al posto di Enrico. Lo scontro portò a una condanna del sistema delle investiture, chiuso però solo provvisoriamente nel 1122 col concordato di Worms.

Il papa dovette insistere con Enrico IV perché facesse penitenza dell’avere avuto contatti con ecclesiastici scomunicati in quanto sottrattisi al verticismo clericale. In realtà a quegli ecclesiastici Enrico doveva il successo nella campagna contro i Sassoni. Canossa si rivelò quindi in realtà solo un episodio di compromesso, onde la ripresa del conflitto e l’incoronazione di Rodolfo di Svevia da parte dell’Arcivescovo di Magonza, la seconda scomunica, l’elezione dell’antipapa Clemente III.

Per Gregorio VII doveva considerarsi eretico chi non concordasse coi decreti della Sede apostolica, al seguito l’imposizione del celibato ecclesiastico con una interpretazione innovativa delle Scritture dei Padri. La Bibbia della Chiesa gregoriana è il Dictatus Papae, che al canone 16 specifica: «Nessun sinodo può chiamarsi generale senza la decisione del Papa». I cronisti di Enrico IV sono del parere opposto, contrapponendo la convocazione dell’Imperatore come valore generale.

Il concordato di Worms appare a sua volta una soluzione di compromesso: in Germania l’Imperatore mantiene il potere di controllo sulle nomine vescovili, altrove lo perde solo in parte; a Roma se ne svincolano completamente. Il papato si potenzia al punto di diventare il centro della vita della Chiesa d’Occidente. Dopo Worms il papato tiene ben sei concili, 4 lateranensi (1123, 1139, 1179, 1215) e due lionesi (1245,1274), che sono l’incoronazione della plenitudo potestatis del Papato riformatore.

Nel primo del 1123 Calisto II si attiene alle decisioni ancora fresche di Worms. Nel secondo del 1139 si devono affrontare i problemi causati da uno scisma interno alla Chiesa: tra il 1130 e il 1138 Innocenzo II si contrappone all’antipapa Anacleto II. Per il primo gli onori ecclesiastici sono legittimi solo previo consenso del Papa; vista l’aria di movimenti così detti ereticali un bel giro di vite disciplinare tocca anche il clero. Arnaldo da Brescia, predicatore e fustigatore del clero mondano, ma anche critico del potere temporale, è invitato a ritirarsi in convento con l’obbligo di un silenzio perpetuo, cui non si atterrà. Nei 15 anni precedenti il terzo lateranense l’Imperatore Federico Barbarossa nominerà un antipapa di fiducia da opporre al Pontefice regnante. Tenta di restaurare il potere temporale in Italia e fa radere al suo Milano e Crema, ma nel 1176 subisce a Legnano una sconfitta da parte della Lega lombarda. La pace sanzionata da Alessandro III ribadisce i termini dei rapporti tra potere religioso e laico.

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