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Attualità

ECONOMIA SOLIDALE

GIANFRANCO FABI - 31/05/2024

Il card. Matteo Maria Zuppi intervistato da Marco Magnani

Il card. Matteo Maria Zuppi intervistato da Marco Magnani

Almeno in apparenza non può che apparire difficile trovare un filo conduttore nei quattro giorni di interventi, dibattiti e incontri che hanno caratterizzato quest’anno il Festival dell’economia di Trento organizzato dalla Provincia e dal Sole 24 Ore. Professori, politici, esperti e imprenditori hanno infatti approfondito, ciascuno secondo le sue competenze presente e futuro di un mondo costruito sulla complessità e in cui sono tutte problematiche le direzioni da prendere. E infatti il titolo “Quo vadis?” si è dimostrato profetico nell’indicare la necessità di farsi le domande giuste per affrontare i grandi temi globali delle disuguaglianze, delle rivoluzioni tecnologiche, dell’emergenza ambientale, ma anche i temi particolari che mettono in crisi la convivenza sociale, come il relativismo, l’individualismo, il sovranismo isolazionista.

Ma il filo d’Arianna per uscire dal labirinto della complessità è andato progressivamente emergendo soprattutto negli incontri in cui i temi sociali sono stati affrontati nella concretezza della realtà senza cercare un comodo rifugio negli slogan prodotti dalle ideologie.

È stato così affrontando il tema dell’inverno demografico con il neo presidente dell’Inps, Gabriele Fava, ha delineato un welfare non più basato solo sulla pur necessaria erogazione di denaro, ma anche con politiche generative ed inclusive capaci di dare una risposta ai bisogni delle persone.

È stato così nell’intervento di Stefano Zamagni, uno dei massimi esperti delle imprese sociali e del volontariato, che ha sottolineato la necessità di andare oltre al classico confronto tra Stato e mercato, per valorizzare invece quella società civile fatta da milioni di persone che si impegnano per i beni comuni.

È stato così per la testimonianza del cardinal Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, che ha sollecitato un dialogo aperto e costruttivo superando le vuote posizioni di principio anche nelle drammatiche vicende alla base delle attuali guerre. Non rinunciando mai a farsi guidare dalla speranza.

È stato così nel discorso del premio Nobel per la pace 2006, Muhammad Yunus che ha sottolineato come il nostro pianeta stia bruciando ma non siamo ancora usciti per spegnere l’incendio. E ha citato il riscaldamento globale, la concentrazione eccessiva di ricchezza e uno sviluppo tecnologico che tende a sostituire l’essere umano con le macchine. Si sviluppa a questo punto il ruolo positivo dell’impresa sociale, l’apporto di una finanza che conceda risorse a tutti, e non solo a chi ne ha già, liberando le energie imprenditoriali individuali, e con il ruolo fondamentale dei giovani.

E si potrebbe continuare con il richiamo costante, anche da voci diverse, per un’economia della solidarietà che non rinneghi l’efficienza e quindi il profitto, ma vada oltre valorizzando i beni relazionali, costruendo percorsi di dialogo aperti a tutti, ricercando quel bene comune fatto anche di piccole scelte quotidiane.

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