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Apologie Paradossali

PAPA POP

COSTANTE PORTATADINO - 31/05/2024

papa(S) Avevamo appena finito di cercare tra i giovani qualche segno di speranza, argomentando che se dimostravano intenzioni positive rispetto alla procreazione, non potevano essere del tutto scoraggiati, che l’intervista di Ultimo e il relativo commento di D’Avenia ci ributtano nel pessimismo. Quindi ci giriamo per guardare nella direzione opposta, verso il massimo della certezza e della tradizione, verso il Papa, che ecco si fa sgamare nientemeno che da Dagospia per l’uso inconsulto di una parola (frociaggine, ndr) del tutto inappropriata in qualsiasi contesto, tanto meno in un’assemblea di vescovi.

(O) Ma va là! Di che ti preoccupi? Già nel sentimento contemporaneo il Papa è diventato Pope, anche se non proprio Young e non così irriverente verso sé stesso e verso il suo “dante causa” (G.C.), oggi diventa POP, nel senso di scegliere un linguaggio non più ALTO, ma il più popolare possibile, a costo di apparire basso, neppure nel senso di ‘umile’ che vorrebbe dire terra terra, ma proprio volgare. E perché mai? Per non mettersi allo stesso livello della cultura dominante, che ha una principale se non unica caratteristica, quella di voler essere esclusiva e unificante, quindi di cercare di togliere legittimazione ad ogni altra costruzione, religiosa, filosofica o morale. Non per niente impone una correttezza di linguaggio che va oltre ogni segno di rispetto e diventa una stucchevole parodia di perfezione egualitaria.

(C) Adesso sei tu ad apparire troppo categorico, quindi oscuro. Cosa intendi?

(O) Voglio dire che forse Francesco sta capendo che la Chiesa, per farsi intendere dal mondo, dopo aver abbandonato la millenaria contrapposizione Regnum/Saeculum, (quella che nutriva la pretesa, per dirla in termini giuridici, di esercitare la potestas ecclesiae in temporalibus,) deve drasticamente innovare anche il proprio linguaggio, per poter essere credibile nell’ora in cui vorrà dire di nuovo: “Il mio regno non è di questo mondo”. Allora dovrà trovare ogni spazio, semantico e sintattico, per annunciare valori nuovi, alternativi a quelli che il ‘mondo’ ha fagocitato, assimilato e tradotto nei diritti individuali e sociali, nell’uguaglianza formale, nel benessere generale e permanente, al prezzo però di escluderne l’origine trascendente e la necessità del merito personale. La cultura dominante dice che tutto questo è assicurato, deve essere offerto a tutti, prescindendo da un percorso di crescita e di responsabilità, è perciò compito esclusivo dello Stato esserne garante. La cultura dominante ha smesso di alimentare, (scriveva D’Avenia lunedì 27-5 sul Corriere, ricordando l’etimologia di ALTO dal verbo latino ALO) cioè di far crescere la dimensione personale.

(S) Perciò al Papa non resterebbe che rompere i piatti?

(O) Ah ah! Non so proprio come mi comporterei nei suoi panni. Probabilmente si trova ad una svolta della storia, come Silvestro con Costantino, Innocenzo III con San Francesco, Leone X con Lutero, Pio VII con Napoleone, Pio IX con Cavour, Giovanni XXIII e Paolo VI con il Concilio vaticano II. Il problema di Francesco si chiama Sinodo tedesco.

(C) Vero che i temi di contrasto tra Vaticano e Sinodo tedesco non sono essenzialmente teologici, piuttosto disciplinari ed ecclesiologici, ma di fatto corrono sul filo di questo difficile rapporto con la cultura contemporanea. Non riesco ad evitare l’impressione che i vescovi tedeschi siano troppo inclini ad accettare come ‘dogmi’ le concezioni contemporanee dei diritti individuali. A me sembra invece una strada più autentica, ma anche più feconda quella di porsi come segno di contraddizione, come su Avvenire ha recentemente proposto il filosofo laico Cacciari, che conclude: “Ma l’Occidente crede che stare sulla difensiva sia l’arma migliore, invece è un’idea di destino, di destinazione che lo può salvare. Altrimenti assisteremo non al suo tramonto, ma alla sua catastrofe.”

Questa idea, così ALTA, vivrà nel cuore di una nuova generazione se però coloro che ancora la precedono, avranno il coraggio di ALIMENTARLA con sacrificio, virtù e merito.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onorio Desti (C) Costante

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