Il Santuario è quello di Santa Maria del Monte sopra Varese. Talmente noto e frequentato che non potrete immaginare dove vi condurrò.
Innanzitutto facciamo un salto indietro nel tempo, andiamo circa a cinquecento anni fa. Chi fosse andato alla Madonna del Monte, per entrare in chiesa non avrebbe salito i gradini che ci sono adesso, ma sarebbe entrato in piano, trovandosi in un ambiente chiuso, una specie di luogo allestito per dare riparo ai pellegrini, specialmente a quelli che avrebbero dovuto rimettersi in sesto o potuto passarvi la notte.
Era un endo-nartece, dal quale si sarebbe saliti al piano della chiesa per diversi gradini, passando per una porta che molto simbolicamente era sormontata dalla scultura della Madonna della cintura, col bambino in braccio, che oggi è esposta al Museo Baroffio. Scultura che è opera documentata di Domenico e Lanfranco di Ligurno, risalente al 1196, testimonianza dell’arte romanica.
Entrati così nella navata centrale della chiesa, avreste trovato, a sinistra, la pila dell’acqua santa che ancor oggi si trova in quel posto a dimostrare che la vera e propria aula della chiesa iniziava da lì in avanti.
L’altare maggiore era composto da un tabernacolo parallelepipedo ligneo sulle cui facciate, definite da paraste con candelabre rinascimentali, erano allestiti gli altorilievi pur lignei scolpiti, coloriti e dorati, della bottega di Giovan Pietro e Giovan Ambrogio de’ Donati con l’intervento del Maestro di Trognano e del pittore Bernardino Butinone, messi in opera per volontà e contributo degli Sforza.
Lo aveva disegnato, fin dal 1476, il cremonese Bartolomeo Gadio, e l’opera dovette essere compiuta alla fine del nono decennio del ‘400.
Importante è annotare quali fossero i soggetti delle quattro tavole: la Flagellazione, la Salita al Calvario, la Crocifissione e la Deposizione nel sepolcro. Era il tema portante della Passione di Cristo, sulla quale convergeva la spiritualità delle Romite Ambrosiane che, dall’alto della loro chiesa, aperta sull’aula mediante larga e bassa grata di ferro, miravano in particolare proprio la tavola della Crocifissione.
La macchina del tabernacolo era composta, al di sopra del parallelepipedo appena ricordato, da un tempietto circolare a colonnine che mostrava, dietro vetrate, il simulacro della Vergine con il Bambino in braccio, che è quello tuttora in vista e venerato. Lo chiudeva una cupola emisferica culminata da una ogiva portata da angeli che facevano salire al cielo la Madonna incoronata.
Sarebbe rimasto in loco fino alla metà del ‘600, quando venne smantellato ed al suo posto sarebbe stato costruito l’attuale altare marmoreo.
Nel frattempo, come si sa, la costruzione delle quattordici cappelle era già stata portata a termine per quanto riguardava l’assetto murario. La Quindicesima doveva venir allestita entro il Santuario, proprio dove sarebbe stato costruito l’altare marmoreo barocco, a compiuta esaltazione della Incoronazione della Vergine.
In breve una vera e propria rivoluzione liturgica con l’impianto dell’altare barocco progettato e fatto costruire da Carlo e Giulio Buzzi (1662-1685), con il corredo delle statue marmoree opera di Giuseppe Rusnati (1692-1698).
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