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Editoriale

TOCCA A NOI

MASSIMO LODI - 31/05/2024

europaLa nostra politica è stata tenace, nella campagna elettorale per l’Ue. Questioni interne prima di tutto, questioni estere successivamente. Poca Europa, molta Italia. Occhi di rado alzati verso Strasburgo/Bruxelles, quasi sempre abbassati verso Roma. Già detto più volte: s’è trasformato questo voto sul futuro del continente -e sarà un futuro importante- in verifica a uso nazionale. Si pesano i partiti della maggioranza, si pesano quelli dell’opposizione. E secondo tale unità di misura verrà interpretato l’esito della consultazione.

Dovremo perciò farcene noi, la ragione vera della chiamata l’8/9 giugno. Che è semplice: individuare chi, dentro e fuori i confini tricolori, sta dalla parte dello Stato di diritto, della Nato, dell’Ucraina, della difesa da ogni assalto predatore, come quello russo al paese di Zelensky. Non han dubbi a schierarsi in tal modo popolari, socialisti, verdi, liberali. I conservatori tengono un piede qui e uno lì, concordano sulla linea belligerante di respingimento dell’aggressore post-zarista, s’aggrovigliano in distinguo capziosi a proposito di Paesi – tipo Ungheria, Polonia, Slovacchia- che non sanno/vogliono prendere le dovute distanze dai negatori d’una società di pari prerogative individuali per chiunque la abiti. La sinistra radicale-verde promuove un pacifismo tanto nobile quanto infruttifero.

Di sicuro c’è l’isolamento dell’oltranzismo di destra, perfino Le Pen (e a ruota Salvini) s’è dissociata in extremis dai tedeschi di Afd. Una scelta che favorirebbe, a urne aperte, l’avvicinamento dei conservatori all’uscente maggioranza Ursula, qualora si dovesse ricomporre, sia pure con numeri inferiori e nomi diversi. In fondo è l’obiettivo-Meloni: messa alle spalle la propaganda, influenzare la nuova Commissione, il Consiglio, altre articolazioni del potere. Non a caso l’eventuale candidatura di Enrico Letta al vertice proprio del Consiglio d’Europa potrebbe essere argomento di trattativa con la premier italiana, che punta a ottenere un adeguato commissario al posto dell’uscente Gentiloni. Ma per portarlo a casa, deve trovare alloggio nelle case altrui sinora mai frequentate.

Tornando a noi, modesti votanti. La bussola da seguire resta l’osservanza dei valori democratici fondanti dell’Ue. In più, l’attenzione verso chi guarda a un evolversi possibile degli Stati uniti d’Europa, a cominciare da difesa e sicurezza. Non è immaginabile, in un mondo di colossi, una semplice federazione di nazioni pigmee nel cuore dell’occidentalismo storico. Ci vuole il salto di qualità, la visione lunga, il respiro per davvero internazionale e non mediocremente locale. Un progetto, insomma. Tagliate le ali dell’estremismo, a sinistra come a destra, è leggibile nei partiti che considerano l’Europa una ricchezza invece che una schiavitù. Se ne dovrebbe render conto anche la multinazionale astensionista.

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