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Politica

BELLA SORPRESA

GIUSEPPE ADAMOLI - 24/05/2024

ueSi legge e si ascolta spesso su giornali e Tv che i giovani italiani hanno meno fiducia nel loro futuro e nell’Europa rispetto ai loro coetanei europei.

E così ho letto tutto d’un fiato la sintesi di una ricerca di Iea (International Association for the Evaluation of Educational Achievement) e Iccs (International Civic and Citizenship Education Study), due centri di ricerca internazionale, che smentiscono questa supposizione.

L’indagine, svolta in collaborazione con Invalsi-Italia sui 14enni (terza media), mostra che gli italiani avrebbero leggermente più fiducia nel futuro e nelle istituzioni europee che il resto del continente. In particolare l’88% degli intervistati si sente parte dell’Ue contro il dato medio europeo dell’81%.

Il dato meno ottimista riguarda ciò che questi ragazzi pensano del governo italiano. Il 2022 riporta un indice di fiducia del 53% mentre, per la stessa classe di età e sempre in Italia, era il 57% nel 2016 e ancora più alto nel 2009.

Un altro fatto che mi ha molto rallegrato è che gli studenti italiani di quella giovanissima età ritengono per l’86% che l’Europa debba avere un esercito comune per le missioni internazionali e debba darsi regole comuni per prevenire e contrastare il terrorismo.

Questi dati di Iea-Iccs mi hanno stimolato la curiosità critica ed ho ricercato immediatamente delle conferme, o delle smentite, consultando un’analoga ricerca del Consiglio nazionale dei giovani che ha presentato la sua ricerca a Roma il 12 aprile scorso.

Ebbene, il 71,7% degli italiani fra i 18 e i 24 anni e il 68.5 % fra i 25 e i 34 anni hanno un buon indice di fiducia. Che questo risultato emerga malgrado guerre, crisi energetica, povertà e disoccupazione colpisce in modo del tutto particolare. Il 76% di loro hanno una buona considerazione dell’Europa.

A questo punto devo ammettere che ho incassato, quasi con sollievo di credibilità, la botta di realismo data dal fatto che 7 giovani italiani su 10 considerano molto problematico tutto il capitolo legato al lavoro. Inoltre il 95% di loro pensano che in Italia la possibilità di studiare dipenda troppo dalle condizioni economiche della propria famiglia. Infine, in tema di parità di genere, il 58% fra i 18 e i 34 anni pensano che sia troppo alto il gap di genere con la condizione maschile molto migliore di quella femminile.

Pur con l’iniezione di questo realismo ho voluto però ricercare altri dati che ho trovato in una recentissima indagine dell’Università Cattolica di Milano concentrata questa volta sulle ragazze e ragazzi milanesi. La relazione che ne fa il giornale Avvenire mette in luce che, “Se da un lato c’è un grande entusiasmo e una forte tendenza a investire sulla propria realizzazione, d’altro lato non mancano incertezza e spaesamento”.

Queste indagini, pur nella loro ovvia discutibilità, dimostrano che è necessario andare oltre gli stereotipi troppo spesso negativi e avere tutti noi più fiducia nei giovani e nelle loro potenzialità individuali e collettive.

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