In occasione della Notte dei Musei del 18 maggio vorremmo immaginare i pensieri di Filippo Tommaso Marinetti che nel suo manifesto del Futurismo affermava: “Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie”.
Quel furioso appello non è stato accolto. E fortunatamente continuiamo ad apprezzare la funzione di questi spazi conservativi. Poco importa se non siamo nel novero di coloro che hanno la fortuna di visitare in questo sabato uno degli ottanta musei parigini aperti fino alle due del mattino al prezzo simbolico di un euro o noti musei romani o di altre città italiane o europee; ognuno ha il suo museo preferito, in cui ha provato emozioni e stupore.
Ma che cosa è un museo? La domanda non è scontata perché sono cambiate negli ultimi anni persino le definizioni, come si legge in libretto molto interessante di Maria Vittoria Marini Clarelli, pubblicato nel 2005 e aggiornato nel 2021, che provocatoriamente ha questo titolo. Un piccolo saggio che stimola tante riflessioni a partire dalle parole introduttive.
“Giudicare il museo è più facile che comprenderlo. Poche istituzioni sono state valutate in modo così contraddittorio: tempio o cimitero dell’arte, luogo della meraviglia o deposito polveroso, microcosmo o disordine organizzato, casa dei sogni collettivi o dimora dell’incoerenza, laboratorio o supermarket della cultura. Ma che cos’è veramente il museo? Questo libro cerca di svelarne l’identità, raccontarne la storia, spiegarne il funzionamento e prevederne il futuro”. E, se ogni previsione è difficile, conoscere l’evoluzione, anche quella più recente, aiuta a trovare una possibile risposta. Nel settembre del 2019 durante l’assemblea generale dell’International Council of Museums, l’organismo che rappresenta i musei di tutto il mondo, noto con la sigla ICOM, fu proposta una nuova definizione. Vale la pena riportarla integralmente.
“I musei sono luoghi di democratizzazione, spazi inclusivi e polifonici per lo sviluppo del dialogo critico riguardo il passato e il futuro. Comprendendo e affrontando i conflitti e le sfide del presente, custodiscono artefatti e reperti per la società, proteggono la memoria per le generazioni future e garantiscono uguali diritti e accesso al patrimonio per tutti. I musei sono una istituzione senza scopo di lucro. Sono partecipativi e lavorano in collaborazione… per il mantenimento rigoroso della correttezza scientifica, evitando usi e abusi del patrimonio stesso”.
Ogni parola di questa definizione andrebbe fatta oggetto di riflessione e di azione. A dire il vero molti concetti si sono già trasformati in azioni ma c’è ancora molta strada da percorrere. È davvero importante considerare il museo non solo come diga contro l’oblio ma anche fondamentale luogo fisico e mentale di sguardo verso il futuro. Quasi una contraddizione se ci si limita a pensare al museo soltanto come luogo di conservazione in antitesi con il progresso. Non l’aveva capito Marinetti e forse continuano a non capirlo anche altri.
A loro si potrebbe consigliare il libretto di Evelina Christillin e Christian Greco, Le memorie del futuro: Musei e ricerca. A pagina 12 si legge: “Nonostante la loro apparente immobilità, i musei permettono di comprendere a fondo i meccanismi del cambiamento”.
Avere l’occasione di visitare un museo, almeno una volta all’anno, in ore notturne – a pensarci bene – non è solo una curiosa attività ma ha una potenza simbolica. La notte evoca il sonno e i sogni. Sapendo che cosa è il sonno della ragione, dobbiamo sempre ricercare i sogni che spesso ci suggeriscono dove andare e come cambiare.
Per questo quando possiamo è stimolante visitare con curiosità intellettuale anche piccoli musei, ricordandoci un concetto tanto amato da Fernanda Wittgens, la direttrice eroina di Brera, che salvò arte e vite umane. Per lei il museo era vivente. E questo è l’impegno, a volte misconosciuto di tanti direttori e direttrici di museo, come la dottoressa Laura Marazzi che anche a Castiglione Olona accoglie con un sorriso e con tanta appassionata competenza le scolaresche per educarle giocosamente a osservare. Di questo abbiamo bisogno sempre.
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