Sondaggio d’un talk di qualche giorno fa: scende la fiducia degl’italiani nella politica. E poi: nelle istituzioni. Ma anche: in tutto ciò che attornia politica e istituzioni. Non un elemento nuovo, invece di continuità. Il calo è conseguenza (1) della scarsa offerta proposta alla gente? Certamente sì. Sfilano da tempo, sulle ribalte di partito e di organismi funzionali a una forte democrazia, figure deboli. Prive di spessore socioculturale. Lontane dalle emergenze vere della quotidianità. La scoperta del malaffare, favorito dalle distorsioni dell’economia, ammalora vieppiù uno status quo già ammalorato. Ergo: nessuno crede a nessuno. Neppure a chi è degno d’essere creduto.
Il calo è conseguenza (2) dello sfregio generale prodotto da graffi minori, dei quali il sondaggio d’alcun talk rende conto? Certamente sì. Sono i danni dell’indolenza verso ciò che non pare utile -qui subito illusoriamente- a sé medesimi. Risultato: un egoistico badare alle cose minime, perdendo di vista l’orizzonte maggiore, lontano, d’insieme.
È un po’ come se, pur arrivando tutti quanti noi dall’infinito, ci rifiutassimo (quasi) tutti quanti noi di mirare all’infinito. Non fremiti, non tensioni, non ideali. Materialità ordinaria più convenienze spicciole: il terreno di coltura del peggio cui poi capita d’assistere. Ovvero il rifiuto a una missione civica che dovrebbe appartenerci naturaliter. Fenomeno specialmente disarmonico coi valori cristiani. Se difetta l’attesa di un oltre nella visione spirituale della vita; e vi si sostituisce ogni giorno la sazietà laica di un non oltre; ecco il disegno d’una linea comportamentale destinata persino/infine a fuorviare alcuni responsabili del mandato popolare (molti, giudicando il succedersi delle generazioni di tangentari)
Nota forse banale, e non mirata a derubricare la gravità di cattive gestioni della cosa pubblica, trasformando le colpe individuali in colpa collettiva; ma nota forse utile a richiamare l’attenzione di ciascuno verso sé stesso. Attenzione a non persistere in torpore, individualismo, sciatteria, ignavia, resa di cittadinanza. È la non fiducia a dare fiducia agl’immeritevoli di riceverla. Sarebbe opportuno parlarne da qualche pulpito che non sia quello d’un talk: in fondo, anzi in principio, l’accidia è un peccato. Memento: Dante mandò all’Inferno gli accidiosi.
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