Le processioni dei fedeli che andavano alla Madonna del Monte numerosissime, tanto che ne furono contate quasi cinquecento all’anno, secondo un calendario rigorosamente stilato ed osservato, prima che il padre cappuccino Giovanni Battista Aguggiari desse corpo ad un suo devoto pensiero, facendo costruire la Fabbrica del Rosario, e ciò a partire dal 1604, procedevano in ordine sparso, salendo da Velate per sentieri tra boschi e prati.
L’Aguggiari, chiamato a far da predicatore dalle reverende Romite, saliva a Santa Maria del monte per quei percorsi e rimuginava fervorosamente dentro di sé il progetto di far salire quelle processioni per una via comoda, servita da acqua, ed al tempo stesso spunto di preghiera che accompagnasse le processioni ordinatamente.
Confidò alle Romite il progetto di allestire una via sacra del Santo Rosario, con quindici cappelle, tra archi che segnassero il passaggio dai misteri gaudiosi ai dolorosi ed infine ai gaudiosi, giungendo nel Santuario. Accanto ad ogni arco una fontana avrebbe giovato a temperare le fatiche della salita che esigeva la recita del Rosario.
Ne ebbe pieno consenso, con l’avvertenza che purtroppo le Romite non possedevano denari per sovvenzionare l’impresa.
L’Aguggiari rispose che avrebbe provveduto lui in persona a raccoglierne, andando a predicare dovunque gli sarebbe stato concesso dalla Curia milanese.
Il risultato è qui da vedere e non ne parlo nello specifico perché è di vostra conoscenza.
Richiamo invece la vostra attenzione sull’avvio della salita, segnata dalla costruzione della Chiesa della Immacolata Concezione che, stando ai progetti del padre, doveva servire per accogliere la celebrazione di una messa propedeutica alla vera e propria salita, occasione poi per dare il via ad una ordinata e ben composta processione.
Usciti, dunque, dalla chiesa, ecco impiantarsi proprio di fronte un grande Arco, svettante perché preso dal sotto in su, e ben isolato dal contesto che allora era di soli prati dalle rive orlate di viti.
Un Arco di trionfo, perché sulla cima sta la statua della Madonna Regina dei cieli, con in braccio il Cristo bambino benedicente.
Non c’è dubbio che questo fosse un ben marcato manifesto della esaltazione della Vergine di fronte a quanti, protestanti, allora frequentavano numerosi le nostre terre, specialmente da quando il borgo di Varese era un rinomato mercato, pur di cavalli.
Ma appare anche come una maestosa porta di accesso ad un territorio altro da quello per il quale siamo arrivati.
Difatti per questa Porta si entra nella città della Madonna.
A differenza però delle porte delle città medioevali e moderne: anche il borgo di Varese aveva una cinta murata con delle porte, non si trovava chi chiedesse il dazio per passarvi e, ancor di più, che chiudesse l’uscio per la notte.
Questa porta è sempre aperta, è accogliente senza pedaggio, …se non quello della preghiera.
Infine, ed è il messaggio più nascosto ma certissimo: essa è come Maria, la porta del cielo, attraverso la quale l’annunciato sarebbe giunto a noi e per la quale avremmo avuto intercessione al Giudizio.
Arricchiti, forse, da queste brevi annotazioni, potete iniziare la salita di preghiera, meditando i misteri che sono rappresentati nelle cappelle da statue di terracotta dipinta che sono di mani talmente alte da costituire un vero e proprio museo dell’arte sacra all’aperto. Ma dopo aver pregato.
Amen.
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