Anche la medicina, come molteplici altri ambiti della nostra società, non sfugge ovviamente all’impatto con l’intelligenza artificiale (IA).
La discussione che si sta allargando parte dall’approccio filosofico al problema prima di addentrarsi in quello squisitamente tecnico.
Il mio parere, del tutto personale, è che come ogni innovazione rivoluzionaria per l’uomo, essa possa rappresentare contemporaneamente un grosso passo in avanti ma anche un rischio.
Non è quindi la novità in sé (come la macchina, l’energia atomica o la polvere da sparo o il cellulare giusto per fare degli esempi) ma l’applicazione che ne fa l’uomo nella vita quotidiana a far variare la prospettiva. Posizione quindi niente affatto di paura ma anzi di scientifico interesse nella speranza che almeno questa volta l’esperienza ci abbia insegnato ad utilizzarla con buon senso.
In campo sanitario l’attenzione è quindi stata posta soprattutto su alcuni aspetti. Primo l’appropriatezza del trattamento sanitario che va sempre rispettata per garantire il beneficio del paziente tramite l’efficacia dell’intervento sempre nel rispetto delle preferenze personali e con l’obbiettivo della salute.
Conseguenza stretta la qualità della prestazione che deve essere adeguata, pertinente nei trattamenti rispetto alle necessità/patologie, avendo sempre come punto di riferimento il miglioramento della qualità della vita.
Va ricordato che per la letteratura scientifica per appropriatezza si intende un utilizzo corretto (in base a buone prassi e/o esperienza clinica) di un intervento sanitario efficace che migliori lo stato di salute del paziente.
Quindi se l’IA potrà contribuire a diagnosi più accurate, personalizzazione del trattamento, gestione delle terapie, supporto alle decisioni cliniche (ad esempio aggiornamento scientifico) ben venga, ma sarà sempre il medico a prendere una decisione finale che dovrà tenere conto dello specifico paziente.
Altro problema in sanità è la qualità declinata nei suoi diversi aspetti: professionale, organizzativa, percepita etc etc
Diversi soggetti sono coinvolti in questa valutazione a partire naturalmente dal paziente/cittadino (singolo, organizzato in gruppi, secondo il genere etc) ma poi anche gli operatori sanitari di ogni livello, gli amministratori e pertanto anche i politici, i produttori e fornitori et etc.
Tutti vedranno il concetto di qualità dal loro punto di vista e pertanto sarà determinante trovare almeno un linguaggio comune per misurare questa qualità possibilmente evitando la burocrazia.
L’IA potendo valutare una quantità di dati nettamente superiore a quello che può fare un essere umano potrà quindi essere molto utile nella medicina predittiva nella quale molteplici informazioni (genetiche, individuali, di esami, di dati) potranno essere rielaborate al fine di evidenziare precocemente il rischio individuale verso certe malattie.
Questi stessi dati potranno essere anche utilizzati al fine di individuare le migliori cure/terapie per una specifica patologia avendo ogni notizia utile di quel paziente unico.
Ciò vuole dire però essere certi che chi progetterà e implementerà l’IA in questo specifico settore dovrà garantire tra l’altro qualità, accuratezza, trasparenza, etica (e torniamo al buon uso dell’auto, del cellulare etc etc).
In realtà poi i campi di applicazioni dell’IA sono molteplici, affascinanti ed allo stesso tempo spaventosi.
L’interpretazione di tutto l’imaging (rx, tac, rnm ad esempio) andrà oltre le capacità dell’occhio umano permettendo di vedere oltre al nostro senso visivo migliorando pertanto l’accuratezza della lettura.
Lo sviluppo delle molecole farmacologiche ed il loro utilizzo in gruppi specifici (per caratteristiche genetiche ad esempio) di pazienti particolari (ne abbiamo già avuto un recentissimo esempio con la creazione dei vaccini anticovid creati a tempo record per la storia dell’uomo). Il tutto indirizzato sempre più verso una medicina/terapia personalizzata creata come un abito su misura per quel paziente.
Migliorerà in modo notevole anche la chirurgia robotica che potrà diventare ancora più specifica e meno invasiva.
Dovendo tirare le somme quindi al netto ovviamente dell’insipienza umana, l’IA potrà sicuramente farci fare un salto in avanti in campo sanitario ed inviterei quindi ad averne un approccio positivo anche se attento e se servisse critico.
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