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Sport

CIAK, SI GIRA

CLAUDIO PIOVANELLI - 03/05/2024

pogacar-2024Sabato 4 maggio scatta da Venaria Reale l’edizione numero 107 del Giro d’Italia. Super favorito è Tadej Pagacar, come del resto confermano le quote dei bookmaker che in questo genere di previsioni sono per forza di cose maestri: lo sloveno è dato a 1,20-1,30 e la seconda quota in questa “classifica”, quella del britannico Geraint Thomas, è addirittura 5,50-9,00, per non dire degli altri che seguono staccatissimi (Damiano Caruso 15-21, Antonio Tiberi 17-21, Ben O’Connor 16-23, Daniel Martinez 21-25, Romain Bardet 22-25).

Una superiorità inscalfibile quella del portacolori della UEA Emirates, una situazione che, per certi versi, ci ricorda ciò che accadde nel 1930, quando Alfredo Binda addirittura venne pagato per non correre il Giro d’Italia: il campionissimo di Cittiglio aveva vinto le precedenti tre edizioni, aggiudicandosi complessivamente 26 tappe, e la sua superiorità era talmente straripante che la corsa organizzata dalla Gazzetta dello Sport avrebbe perso buona parte del suo interesse.

Giusto per intendersi, Binda aveva vinto l’edizione del 1927 con 27’24” di vantaggio su Giovanni Brunero, nel 1928 si era imposto con 18’13” su Giuseppe Pancera e nel 1929, pur meno dominante, aveva inflitto 3’44” a Domenico Piemontesi. Fatto sta che nel 1930 ad Alfredo Binda vennero offerte 22.500 lire, corrispondenti al premio previsto per la conquista del Giro e per la vittoria in un certo numero di tappe.

Inimmaginabile che qualcosa di analogo possa accadere oggi, con gli sponsor che la fanno da padrone e giustamente pretendono che gli atleti che strapagano compaiano sui palcoscenici dei grandi avvenimenti.

Oltretutto Tadej Pogacar, quest’anno già vittorioso alle Strade Bianche, al Giro di Catalogna (con quattro tappe) e alla Liegi-Bastogne-Liegi, è intenzionato a tentare la doppietta Giro d’Italia-Tour de France, impresa riuscita in passato soltanto a sette corridori (Fausto Coppi 1949 e 1952, Jacques Anquetil 1964, Eddy Marckx 1970, 1972 e 1974, Bernard Hinault 1982 e 1985, Miguel Indurain 1992 e 1993, Marco Pantani 1998).

Ma non è un caso che dal 1998 nessuno ci sia più riuscito: nel corso degli ultimi anni il calendario è diventato sempre più fitto di impegni, i campioni sono chiamati a gareggiare con frequenza e la partecipazione ai grandi giri, in particolare per chi ha mire di vittoria o almeno di podio, non può prevedere improvvisazioni ma essere frutto soltanto di attente valutazioni.

Di più: nel corso del tempo la Vuelta di Spagna ha assunto una sempre maggiore importanza, perché raccoglie al via i tanti delusi del Tour de France, per i quali la partecipazione alla corsa iberica può rappresentare una immediata occasione di riscatto.

Tadej Pogacar, dunque, primo attore “promesso” in maglia rosa in una gara alla quale non ha mai partecipato, avendo privilegiato sempre il Tour de France (vittorioso nel 2020 e nel 2021 e secondo nel 2022 e nel 2023) e la Vuelta (terzo nel 2019).

I suoi avversari, in assenza degli altri grandi del nostro tempo che si concentrano solo sul Tour de France (alludiamo soprattutto a Primozs Roglic e a Jonas Vingegaard, oltre che a Remco Evenepoel), non sembrano in grado di reggere il passo dell’asso sloveno, dunque la lotta sarà soltanto per il podio tra gli atleti già “individuati” dai bookmakers ai quali aggiungiamo l’emergente belga Cian Uijtdebroeks.

Ma com’è fatto il Giro d’Italia 2024? Si parte sabato 4 maggio da Venaria Reale e si arriva il 26 maggio a Roma dopo 21 tappe lungo 3400,8 chilometri. Due i giorni di riposo, il 13 e il 20 maggio (entrambi lunedì), due anche le frazioni a cronometro, per complessivi 71,8 chilometri.

Le tappe più impegnative sembrano l’8a, da Spoleto a Prati di Tivo (arrivo a 1450 metri dopo una salita di quasi 15 km.), la 15a da Manerba del Garda a Livigno (222 chilometri con Colle San Zeno, Mortirolo e arrivo a quota 2385), la 17a da Selva di Valgardena a Passo Brocon (con Sella, Rolle e un precedente passaggio al Brocon) e la 20a da Alpago a Bassano del Grappa (con due passaggi sul Monte Grappa), prima del trasferimento in aereo a Roma per la passerella finale del giorno dopo.

Ma tante insidie sono disseminate in diverse altre frazioni, a cominciare dalla prima, che si conclude a Torino, con il passo della Maddalena a una ventina di chilometri dal traguardo. E se Pogacar tentasse subito l’impresa e puntasse a vestire la maglia rosa dal primo all’ultimo giorno? L’ultimo a riuscirci fu Gianni Bugno nel 1990 (quando il Giro arrivò anche a Sacro Monte con una bagnatissima cronoscalata).

Buon divertimento!

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