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Pensare il Futuro

GOLFO NUCLEARE

MARIO AGOSTINELLI - 03/05/2024

atomicaIn un tempo mai così vicino alla catastrofe nucleare (il Doomsday Clock – l’orologio dell’Apocalisse – segna solo 90 secondi alla mezzanotte) si continua a discutere della terribile minaccia dell’olocausto atomico come di un’eventualità solo ipotizzata in funzione di deterrenza, quando, purtroppo, da cinque anni in qua, tutte le Strategie Militari Nazionali dei possessori dell’arma più micidiale prevedono l’uso del primo colpo, il “first strike”. L’opinione pubblica dovrebbe svolgere un ruolo insostituibile di dissuasione, ma gli apparati militari tengono all’oscuro degli assetti degli impianti e dei piani di emergenza in caso di incidente perfino le popolazioni attigue ai caveau, in continua manutenzione e rischiosissimo addestramento.

È il caso clamoroso dei depositi di un centinaio di bombe atomiche statunitensi a Ghedi ed Aviano, dislocate fuori da ogni accesso e controllate solo da personale americano. Riguardo ad esse l’amministrazione e i cittadini non conoscono alcun piano di emergenza, a fronte di un’eventualità oggi tutt’altro che fuori tiro, come avverte la guerra mondiale a pezzi che continua ad infiammarsi senza tregua.

Un altro territorio della nostra penisola è nelle stesse incredibili e irresponsabilmente scellerate condizioni. Si tratta dell’area di mare dei porti di Trieste, Capodistria e Monfalcone, che ben conoscono la tragedia giapponese del 1945.

L’albero di Kaki, sopravvissuto all’Olocausto atomico di Hiroshima e Nagasaki, è infatti piantumato presso lo studio di Franco Basaglia, nel Parco di San Giovanni a Trieste e discende dalla pianta che il 9 agosto 1945 subì l’esplosione della bomba americana su Nagasaki.

II 6/9 agosto, 79° anniversario dell’Olocausto, prelude quest’anno all’arrivo nel Golfo di Trieste degli Hibakusha - anziane vittime di quelle radiazioni – a bordo della Peace Boat che porta il messaggio antinucleare dal Giappone nel mondo. Peace Boat – la veneranda nave da crociera costruita nei Cantieri di Monfalcone – che sarà il 18 e 19 settembre a Trieste e il 20 a Capodistria prima dalla partenza dal Costa Rica della Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza; a tre sole settimane dalla Regata più grande del Mediterraneo, la “Barcolana” che dispiega quasi 2000 vele nel Golfo, che in violazione del Trattato di Pace di Parigi, ospita due porti nucleari Nato: quello italiano Trieste e quello sloveno di Koper/Capodistria. Nei quali i Piani di emergenza nucleare dovuti in base alle leggi e alle direttive europee non vengono divulgati alla popolazione, nemmeno in presenza del pericolo di guerra mondiale che stiamo correndo.

Golfo quindi da denuclearizzare, come proposto alla Conferenza Onu sul Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, sottoscritto da 122 Paesi e ratificato da 70 tra i quali Austria, San Marino Vaticano e Malta, ma non dall’Italia.

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