Ci sono notizie che rafforzano l’ottimismo di chi nonostante tutto confida nella bontà umana.
Il Presidente della Repubblica ha premiato di recente 29 giovani e giovanissimi attribuendo loro l’onorificenza di Alfieri della Repubblica.
Il premio istituito nel 2010 individua nel Paese ragazzi e ragazze che si sono distinti per azioni di volontariato e di cittadinanza attiva, per l’impegno profuso in campi diversi e tutti riconducibili all’amore per il prossimo, per il pianeta, per le scienze.
Tutti millennials, tutti nati dopo il 2005. Del Nord e del Sud, maschi e femmine di ambienti sociali diversi.
Per capire meglio il senso di questa onorificenza ricorriamo al significato storico del termine “alfiere”. L’alfiere svolgeva un ruolo essenziale negli eserciti del passato: era il vessillifero, colui che portava le insegne e gli stendardi della propria parte, svolgendo un ruolo dalla forte carica simbolica.
L’alfiere sta in prima fila, è proiettato in avanti, è il primo che sostiene, difende, diffonde, si fa carico di tenere in alto i simboli del proprio gruppo.
Gli alfieri nominati quest’anno da Sergio Mattarella si sono comportati come alfieri, sono stati “davanti”, visibili e identificabili, alfieri del bene e della solidarietà.
Hanno risposto al tema di quest’anno che si ispirava ad opere di “solidarietà per l’ambiente e per la cultura”.
Li hanno segnalati associazioni e istituzioni locali ritenendo degne di nota le loro storie.
Giovani che hanno saputo riconoscere i problemi della collettività e prendersi cura di persone e di cose senza attendersi ricompense materiali.
Sappiamo che i 29 premiati non sono gli unici che in Italia sostengono disabili, anziani, bambini problematici, migranti in difficoltà: sono ragazzi che si attivano in modi diversi e originali per la cura dell’ambiente, che mettono a disposizione della collettività il proprio sapere, chi offrendo musica consolatrice nei momenti più duri, chi recandosi presso anziani soli a portare e a leggere libri.
Nell’elenco dei premiati c’è una ragazza molto dotata per la scrittura che ha raccolto e narrato la vita di una donna sconosciuta uccisa dalla mafia.
Il più giovane alfiere di nove anni è Sebastiano: con la sua prontezza ha salvato il padre colpito da un grave malore mentre si trovavano nei boschi.
Irene che di anni ne ha dieci ha aiutato in modo lodevole un coetaneo ucraino in fuga dalla guerra, favorendo il suo difficile inserimento nella scuola e nella comunità.
Un altro ragazzo, più grande, ha sventato un femminicidio.
Altri hanno lavorato nel fango dell’alluvione in Emilia Romagna. Una ragazza ha suonato per gli sfollati offrendo loro il conforto di momenti di serenità.
Giovanni che vive a Crotone si dedica alla raccolta delle vicende dei migranti morti nella tragedia di Cutro e interviene a vari incontri pubblici per raccontarle.
Dobbiamo ammettere che qualcuno dei premiati è proprio speciale: come Guido che ha fornito un importante contributo allo sviluppo e alla gestione di una piattaforma informatica, ideata per consentire la gestione ottimale dei volontari durante eventi di crisi ed emergenza; come Lorenzo, appassionato di astronomia, che ha scoperto una nuova stella a cui è stato dato il suo nome.
Consola sapere che hanno compiuto azioni che spesso adulti e anziani non si sentono di fare neppure quando ne avrebbero la possibilità.
Consola credere che i ragazzi buoni d’animo e generosi siano il frutto delle realtà positive in cui sono cresciuti, dove hanno incontrato persone capaci di testimoniare amore per gli altri e per la comunità.
Consola sapere che i buoni sentimenti albergano ovunque e che grazie a giovani come questi la società di domani potrà essere migliore.
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