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Attualità

QUANTO DISTA BRUXELLES

SANDRO FRIGERIO - 03/05/2024

Consiglio Comunale a Varese

Consiglio Comunale a Varese

Quanto distano da Varese Bruxelles, la sede del “Governo” o, se preferiamo Strasburgo, la sede dell’assemblea plenaria dei parlamentari europei? Parecchio, se dobbiamo giudicare dall’attenzione tendente a zero, salvo quando si tratta di cercare finanziamenti, dedicata anche dal Consiglio Comunale della Città Giardino, una città e una provincia che – vogliamo ricordarlo, visto che quasi mai se e parla – sono anche uniche in Italia e tra le prime in Europa per la presenza di un’istituzione scolastica e di un centro di ricerca “europei”.

La scena: è l’ultima riunione del Consiglio Comunale di Varese del mese di aprile. Si discute di temi “pesanti” come la presa d’atto dell’avanzo di gestione (quasi 4 milioni), dell’incremento delle tariffe della Tari, si parla dell’impianto Padel di Lissago (coprirlo o non coprirlo? questo il dilemma), ci sono parole anche sulle rivendicazioni dei dipendenti comunali, dove si scomoda anche il tema dello stress lavorativo (senza dire qual è l’orario di lavoro medio). Si parla anche di Julian Assange, l’attivista australiano detenuto in Gran Bretagna per il quale pende la richiesta di estradizione negli Usa e in merito passa una mozione che impegnano sindaco e Giunta a valutare la concessione della cittadinanza onoraria.

Dulcis in fundo, ma proprio “in fundo”, c’è anche una mozione della consigliera del Pd Helin Yildiz sul “tema Europa”. La mozione è di fine febbraio, tra un mese si vota per le europee e forse sarebbe l’occasione per parlarne. Ma è quasi mezzanotte e l’attenzione è pari a quella di una scolaresca nell’ultima ora di lezioni prima delle vacanze di Natale. La parola “discussione”, per parafrasare Oscar Wilde, è “leggermente esagerata”.

Yildiz, malgrado i suoi 30 anni compiuti da poco, è una politica con “credenziali” di rilievo. Prima consigliera comunale varesina di seconda generazione (è di origini curde dalla Turchia), è delegata del Sindaco Galimberti per la multiculturalità; vicina a Elly Schlein, la settimana prima di Natale è stata nominata nella Direzione Nazionale del Pd e quando si parla di Europa, sa di che cosa parla. Una laurea magistrale a Bologna in Affari Internazionali e relazioni comunitarie, ha al suo attivo stage lavorativi nelle istituzioni europei, fa parte del programma europei dei giovani amministratori locali e, insieme con i colleghi Maria Paola Cocchiere (di maggioranza) e Andrea Bianchi (Opposizione, della Lega) ha rappresentato Varese al vertice europeo delle Città e delle Regioni. Insomma, non una che parla a caso e la sua mozione ha sollevato temi reali.

In primis, quello del funzionamento della “governance” delle istituzioni europee, “ponendo fine”, come la stessa Yildiz ha ricordato, a Palazzo Estense, “al vincolo delle unanimità tra tutti i 27 paesi dell’Unione, che si trasforma in un vincolo”. Sono anche temi rilevanti anche per gli enti locali, ricordando tra l’altro le decine di milioni che al Comune di Varese arrivano dai fondi del Pnrr e da altri stanziamenti comunitari. Senza trascurare il fatto che l’Europa entra anche in altre materie di rilievo. È il caso ancora del Pnrr e del “Next Generation EU”, dove gli obiettivi di decarbonizzazione – neutralità fossile europei dovrebbero armonizzarsi con le misure pratiche della politica urbanistica e dello stesso PGT (Piano di Governo del Territorio) in costruzione: che fare per esempio per incentivare l’ammodernamento e sostituzione del patrimonio edilizio di vecchia e vecchissima generazione? Che regole dare per l’installazione di pannelli solari? Come agevolare la diffusione di colonnine di ricarica elettriche senza le quali le auto a batteria sono destinate a restare al palo?
Insomma, la materia per una riflessione e una discussione c’era e c’é.
Il tutto si è tuttavia ridotto a un batti e ribatti in cui la proponente della mozione invitava anche l’opposizione a unirsi a un richiamo ad un’Europa solidale e federale e nella quale il consigliere leghista Stefano Angei poteva prendere le distanze con un “no grazie” ricordando la recente presa di posizione del Pd e della maggioranza contrari alla proposta di autonomia differenziata (il progetto Calderoli) che è il cavallo di battaglia della Lega. Pari e patta, insomma.
Eppure sarebbe stata anche l’occasione per ricordare che se il modello del Centro Sinistra e di buona parte delle forze centriste è quello d’ un’Europa Federale, ovvero con il trasferimento di una più ampia serie di competenze a un’ “Europa-Stato”, quello della destra sovranista è di tipo “confederale”, con il mantenimento di larga parte delle competenze ai singoli Stati, lasciando a parlamento e governo comunitari solo alcune competenze per lo più verso il fronte esterno. A dispetto delle assonanze, i termini “federale” e “confederale” non sono la stessa cosa: anzi, sono due modelli fondamentalmente diversi. E tra un mese, il 9 giugno, in definitiva, sarà proprio questo il vero tema del contendere. L’argomento dovrebbe essere “quale Europa”, ma il serio rischio è che divenga “chi in Europa”, con partiti e liste che delle elezioni europee vorranno fare una prova generale per faccende in primo luogo nazionali. E se non ci credono nel Palazzo (Estense), perché dovrebbero crederci i cittadini?

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