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Società

COLTIVARE STORIA E MEMORIA

GIANFRANCO FABI - 03/05/2024

Papa Francesco con Lino Banfi insieme per i nonni nella giornata “La carezza e il sorriso"

Papa Francesco con Lino Banfi insieme per i nonni nella giornata “La carezza e il sorriso”

Le occasioni erano molto diverse, ma è significativo che abbiano avuto il loro punto centrale in una parola: la memoria. Lo ha sottolineato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla commemorazione dei martiri della Resistenza, così come lo ha ribadito Papa Francesco ricevendo in udienza i nonni, gli anziani e i nipoti che partecipavano all’incontro “La carezza e il sorriso”.

“Senza memoria, non c’è futuro” ha detto con forza Mattarella ricordando i fatti che hanno accompagnato le drammatiche giornate che hanno portato alla Liberazione.

“I vostri nonni sono la memoria di un mondo senza memoria” ha sottolineato il Papa invitando a conoscere e ad appassionarsi per l’esperienza degli anziani. “Ascoltateli – ha aggiunto – specialmente quando vi insegnano col loro amore e con la loro testimonianza a coltivare gli affetti più importanti, che non si ottengono con la forza, non appaiono con il successo, ma riempiono la vita. Gli anziani vedono lontano, perché hanno vissuto tanti anni, e hanno tante cose da insegnare: ad esempio quanto è brutta la guerra”.

Proprio la scarsa conoscenza della storia è uno dei grandi problemi della nostra società, un problema accentuato dall’incapacità della scuola di uscire dal perimetro nozionistico e cronologico che ne accompagna l’insegnamento. È così che la storia scolastica non può che apparire fredda e lontana, una dimensione di cui non si riesce a vedere il collegamento con l’attualità.

Ecco allora l’importanza della storia che diventa persona, ecco la testimonianza che può dare il racconto dell’esperienza, ma anche la semplice presenza che diventa richiamo ad una vita vissuta. “Quando voi, nonni e nipoti, anziani e giovani – ha detto ancora il Papa – state insieme, il vostro amore è un soffio di aria pulita che rinfresca il mondo e la società e ci rende tutti più forti, al di là dei legami di parentela”.

Quello del Papa è stato un forte richiamo ad un rapporto per quanto possibile aperto a attivo tra giovani e anziani. Importante come prospettiva culturale e stimolo all’impegno sociale. Importante anche perché ci avviamo, in Italia come in Europa, ad essere una società in cui gli “over 75” non solo saranno sempre di più, ma saranno una componente sempre più rilevante della società. Un cambiamento determinato dal doppio effetto del calo delle nascite e dell’allungamento della vita media, un cambiamento che si presenta inevitabilmente come un problema, ma che può diventare, anzi deve diventare, anche un’opportunità.

Perché se è vero che l’età avanzata porta con sé anche maggiori interventi sanitari e previdenziali è altrettanto vero che vi è una grande fascia di anziani che può essere chiamata “diversamente giovane” e per la quale si può parlare non di vecchiaia, ma di longevità.

Sono spesso i nonni che si prendono cura dei nipoti e dei loro familiari e che aiutano, anche finanziariamente, le famiglie dei propri figli. Sono i professionisti che continuano l’attività nei loro studi, sono gli insegnanti che danno lezioni private, sono le migliaia di persone che partecipano alle iniziative non profit per aiutare gli altri.

Una società che invecchia deve trovare nuovi equilibri perché, come scriveva Cicerone nel 44 avanti Cristo: “le grandi imprese non sono frutto della forza, della velocità o dell’agilità fisica, ma della saggezza, del prestigio, delle idee. E queste sono doti che la vecchiaia non impoverisce, ma piuttosto arricchisce”. Per un futuro che deve mantenere nella memoria le proprie radici.

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