Porticciolo di Ispra, 20 aprile 1824. Una graziosa diciottenne in abito nuziale, appena sbarcata con un piccolo seguito di parenti, sale per il viottolo che porta al sagrato della chiesa di San Martino dove l’aspettano il parroco don Venanzio Rossi e il promesso sposo, Carlo Cairoli, 47 anni, medico chirurgo pavese, vedovo e già padre di due figli. Lei è Adelaide Bono, la maggiore di due sorelle orfane dell’avvocato Benedetto Bono, conte dell’impero napoleonico e consigliere di Stato del Regno italico. Per pronunciare il fatidico “si” la fanciulla ha attraversato il lago Maggiore da Belgirate, dove la famiglia possiede una villa. La coppia è destinata a un luminoso destino. Cinque degli otto figli che nasceranno dalla loro unione scriveranno pagine gloriose della storia d’Italia.
Per il bicentenario del matrimonio si è fatta festa sabato scorso con un doppio appuntamento a Belgirate e a Ispra organizzato dalla Società Storica Varesina e dalla Società dei Verbanisti con il patrocinio di una nutrita serie di enti pubblici e privati. La mattina, a Belgirate, si è parlato della famiglia Bono, il pomeriggio a Ispra Renzo Dionigi e Giuseppe Armocida hanno puntato sulla famiglia Cairoli. In effetti si sa tutto o quasi di Adelaide e dei quattro figli caduti per la patria nelle battaglie risorgimentali – Ernesto, Luigi, Enrico e Giovanni – così come del quinto, Benedetto, scampato alle fucilerie, che diventò presidente del consiglio dei ministri nel Regno d’Italia a più riprese tra il 1878 e il 1881.
Meno nota è la figura del marito e padre degli eroici ragazzi, Carlo, nato il 29 maggio 1777 e convolato a nozze con una già solida carriera universitaria sulle spalle e ben 29 anni più della innamoratissima moglie. Si erano conosciuti in un frangente particolare, lei paziente e lui affermato ostetrico dell’ospedale di Pavia. I suoi modi cortesi, il bell’aspetto e la considerazione di cui godeva avevano fatto centro nel cuore di Adelaide: “Mi stimerei fortunata di essergli moglie – scriveva allora – avendo potuto conoscere quanto sia ingenuo e franco il carattere e quanto sia da tutti amato e stimato”. Al punto di essere eletto Podestà del governo provvisorio di Pavia il 2 agosto 1848, un anno prima di morire.
Giuseppe Armocida, presidente degli storici varesini, psichiatra e medico legale con quarant’anni di insegnamento accademico negli atenei italiani, ha spiegato che il matrimonio si svolse a Ispra perché Adelaide era nata e abitava a Milano e Ispra era diocesi ambrosiana, mentre Belgirate faceva capo a Novara in uno Stato estero, il Piemonte dei Savoia. Renzo Dionigi, professore emerito di chirurgia generale e rettore dell’Università dell’Insubria dal 1998 al 2012, ha tracciato il profilo pubblico e privato del chirurgo Carlo Cairoli dedito prevalentemente all’ostetricia, rettore dell’ateneo pavese nel 1822-1823, ottimo insegnante e maestro di anatomia umana, amato dagli studenti e uomo dallo spiccato senso pratico, tanto da arricchirsi con i guadagni della professione.
Cairoli acquistò infatti sette poderi in campagna, un palazzo a Pavia in Strada Nuova e un’ala del castello di Gropello, in Lomellina, che trasformò in villa e dove si ritirò a vivere con la famiglia, quando lasciò la professione al ritorno degli Austriaci. Svolse l’intero percorso professionale nella cerchia del rettore Antonio Scarpa, illustre anatomista, docente severissimo e temuto “barone” universitario con cui andava a caccia di fagiani e lepri. E per il quale accettava talora di svolgere servizievoli lavoretti come ritirare il quadro che Scarpa aveva acquistato in qualche negozio. Era esperto di speciali tecniche chirurgiche come la litotomia dei calcoli vescicali, ma non divulgò il proprio sapere attraverso le pubblicazioni scientifiche. La gloria non lo interessava. Preferì lavorare privatamente e fare soldi per mantenere la numerosa prole.
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