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Sport

VARESE NON “GIRA”

CLAUDIO PIOVANELLI - 26/04/2024

giroSabato 4 maggio scatterà da Venaria Reale l’edizione numero 107 del Giro d’Italia e per la prima volta da tempo immemorabile la provincia di Varese non avrà alcun rappresentante al via.

In verità il Varesotto è rappresentato al momento da un solo corridore professionista, Alessandro Covi (vincitore tra l’altro della tappa con arrivo alla Marmolada al Giro del 2022); ma Covi non sarà al via, un po’ perchéé la sua squadra, la UAE Emirates, aveva per lui altri programmi nella stagione e un po’ perchéé il corridore di Taino è alle prese con una tendinite che gli ha precluso tra l’altro la partecipazione alle recenti classiche del Nord, nelle quali avrebbe dovuto supportare soprattutto il capitano Tadej Pogacar.

Ma poichéé, a volte, non tutto il male vien per nuocere, è possibile che questo inconveniente consenta a Covi un cambio di programma (non era prevista in questo 2024 la sua partecipazione ad alcuno dei grandi giri) e che magari schierarsi al via della Vuelta possa rientrare così tra i suoi futuri obiettivi.

Certo non si può pretendere che il territorio esprima con continuità campioni del calibro di Stefano Garzelli (vincitore del Giro d’Italia del 2000) o di Ivan Basso (trionfatore nel 2006 e nel 2010), senza tornare ai tempi gloriosi del super-asso Alfredo Binda (che vinse nel 1925, 1927, 1928, 1929 e 1933) e di Luigi Ganna (sua nel 1909 la prima edizione della Corsa Rosa, che ancora non era tale visto che la celebre maglia venne introdotta solo nel 1931) e senza citare quei “nostri” corridori che, negli anni, hanno vestito più volte la maglia rosa (ricordiamo Wladimiro Panizza, Silvano Contini e Stefano Zanini) e vinto fior di tappe.

Però una partecipazione pari a zero è per il Varesotto un evento assolutamente inusuale.

Quali le cause? «Molto semplicemente - osserva Sergio Gianoli, da decenni “penna ciclistica” della Prealpina nonché promotore di moltissime iniziative legate alle due ruote nella nostra provincia, ultima delle quali il restauro della cappelletta che ospita la Madonnina del Brinzio, tanto cara ai ciclisti di casa nostra – negli ultimi anni si è via via sempre più ristretto il numero dei praticanti. Pensiamo, ad esempio, al fatto che a Varese città non esiste più alcuna società ciclistica e che anche in provincia il numero dei sodalizi che promuovono il ciclismo è sempre più ridotto. Anni fa a Varese era attiva la Biancorossi-Binda, che faceva gareggiare un centinaio di giovani; ebbene, oggi tutte le società della provincia, tutte insieme, forse non raggiungono questo numero di corridori».

Ma perchéé i giovani stanno abbandonando il ciclismo? «Le ragioni sono diverse – argomenta ancora Gianoli – e do la precedenza alla pericolosità delle strade e quindi della pratica di uno sport che si svolge in strada (mi riferisco soprattutto agli allenamenti), con conseguente necessità di assunzione di pesanti responsabilità da parte dei dirigenti delle società che devono accompagnare i ragazzi. Cito poi la concorrenza” della mountain bike, che ha drenato diversi giovani sottraendoli all’attività su strada; infine i costi: una bicicletta da corsa di medio livello costa alcune migliaia di euro, aggiungiamo poi il materiale tecnico necessario (abbigliamento e quant’altro) e avremo il quadro completo della situazione. Insomma, il ciclismo oggi gode buona salute tra gli adulti (il numero degli amatori, agonisti e non, è sempre piuttosto elevato) ma, per le ragioni che ho elencato, soffre non poco tra i più giovani».

La situazione, dunque, è quella che è, nel Varesotto e, più in generale, in tutta Italia, e le prospettive sono, se possibile, anche peggiori, visto il trend degli ultimi anni.

Un barlume di speranza, al momento, lo offre forse soltanto Filippo Turconi, classe 2005, di Busto Arsizio, già ingaggiato dalla Bardiani CSF Faizané, squadra professionistica che gareggia anche tra gli Under 23. Se son rose…

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