Premetto. Non ho mai amato né i manganelli, né le chiavi inglesi hazet 36.
Memoria. Le chiavi inglesi erano quelle che usavano negli scontri nei decenni terribili dalla fine degli anni Sessanta in poi gli estremisti di sinistra per picchiare i loro avversari e i manganelli erano quelli che usavano i fascisti e le forze dell’ordine negli altrettanti feroci scontri contro avversari politici e manifestanti.
Queste immagini mi sono venute in mente, magari un po’ confuse, in questi giorni a fronte delle continue manifestazioni nelle università italiane.
Non sto scrivendo di quanto avvenuto a Pisa dove dei ragazzini liceali sono stati malmenati dalla polizia e dove, sicuramente, la colpa è da imputare a chi non ha saputo gestire una situazione che non necessitava l’uso della forza né rappresentava una minaccia per chicchessia. E su questo ha giustamente fatto sentire la sua voce saggia il Presidente della Repubblica.
Quello che però mi ha dato da riflettere sono stati gli scontri all’Università “La Sapienza” (ultimo in ordine cronologico rispetto a quando scrivo) e le continue proteste nelle diverse sedi universitarie per costringere al boicottaggio le università stesse nei confronti di quelle dello Stato Ebraico.
Ora, un conto è dissentire o protestare e un conto è imporre con violenza fisica e verbale una scelta. Il dissentire dalle politiche del Governo israeliano è legittimo. Così come è legittima qualsiasi posizione se espressa in termini pacifici, anche la più distante. E però mi chiedo, ma lo faccio provocatoriamente. Perché non abbiamo visto in piazza in questi ultimi due anni le stesse manifestazioni per chiedere di boicottare le università russe dopo l’invasione dell’Ucraina?
Perché solo ora e solo contro Israele c’è questa mobilitazione? Perché si accusa Israele di genocidio e di crimini nei confronti dei palestinesi e gli stessi manifestanti, in questi due anni, non sono scesi in piazza nei confronti della Federazione Russa e di Putin? Forse la vita di un palestinese ha più valore rispetto a quella di un ucraino o di un ebreo, visto che vanno ricordati anche i caduti sotto i colpi Hamas del 7 ottobre scorso?
Insomma, provocando ancora, mi chiedo se questo atteggiamento non nasconde un sentimento antisemita ed un pregiudizio ideologico.
Ho l’impressione che in giro ci sia un vento che spinge alla faziosità della peggior specie. Un vento mai sopito che si nutre di pregiudizio antiebraico, di falsi miti pacifisti a senso unico, che confonde gli aggrediti e gli aggressori, che ama cercare lo scontro continuo, la rissa verbale (basta guardare certe trasmissioni dove imperano decaduti maître a penser), che sposa tesi antioccidentali solo per partito preso e che, cosa veramente tragica, fa la conta dei morti e ne misura il “peso” a seconda della nazionalità così da distinguere i morti in morti di serie A e morti di serie B.
Insomma, credo che ci sia da preoccuparsi, ma non perché c’è un pensiero critico e non omologato, ma perché il pensiero non c’è. E c’è invece solo pregiudizio e intolleranza.
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