Anche per la autobiografia “Life, la mia storia nella storia”, pubblicato da Harper Collins, Papa Francesco si è avvalso della collaborazione di un giornalista, il vaticanista di Mediaset Fabio Marchese Ragona.
Bergoglio ama infatti coinvolgere giornalisti che stima per comunicare direttamente con il suo popolo, bypassando il pur robusto Dicastero Vaticano della Comunicazione da lui per altro riformato due anni fa.
Sino ad ora nella storia della Chiesa non è esistito un Papa come Francesco che abbia realizzato così tante interviste scegliendo personalmente i propri interlocutori. Al suo confronto il famoso colloquio di Alberto Cavallari con San Paolo VI pubblicato sul Corriere della Sera nel 1965 o i tre libri-intervista di Benedetto XVI con Peter Seewald appaiono pallidi tentativi.
La sua prima intervista è rilasciata al Direttore di “Civiltà’ Cattolica” Antonio Spadaro nell’Agosto 2013 a pochi mesi dalla nomina (confluita poi nel libro “La mia porta è sempre aperta”) ed è un netto segnale di una inversione di tendenza rispetto ai suoi predecessori. Inversione che si concretizzerà in una serie di dialoghi ora con lo storico direttore di Repubblica Eugenio Scalfari, pubblicati poi sul quotidiano, ora con la vaticanista de Il Messaggero Franca Giansoldati nel Giugno 2014.
Ma già quand’era cardinale a Buenos Aires, Bergoglio dava testimonianza di questo stile accettando di rispondere alle domande dei giornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti. Colloquio ristampato da Salani nel 2013 con il titolo “Il nuovo Papa si racconta”.
Non c’è occasione che Papa Francesco si lasci scappare o richiesta che prima o poi non venga esaudita: si arriva così al libro intervista con il sociologo Dominique Walton “Dio è un poeta” (2016) a “Il nome di Dio è misericordia” con Andrea Tornielli (2016) a Thomas Leoncini “Dio è giovane”, in occasione del sinodo del 2018, sino a una inedita intervista con “La Gazzetta dello sport” (Gennaio 2021).
Capitolo a parte sono poi le ospitate in televisione. Se paragonata all’unica breve telefonata in quasi 27 anni di pontificato che San Giovanni Paolo II concesse alla trasmissione “Porta a Porta” nel 1998, la presenza del Papa attuale è a dir poco strabordante.
Nel 2016 Bergoglio rompe gli indugi con un lungo colloquio di 40 minuti a Paolo Ruffini e Lucio Brunelli per Tv2000 emittente della Cei. Segue nell’aprile 2017 la presenza in una rubrica Rai, “Il sabbatico. Giornale dell’anima”, curata da Alberto Melloni, dove commenta il Meridiano Mondadori dedicato a Don Lorenzo Milani.
Il Papa interviene due volte da Fabio Fazio: una per Rai3 nel 2022 e recentemente nel Gennaio scorso, sempre per “Che tempo che fa”, sul Nove. Ci sono due interviste tv una per Canale 5 (febbraio 2023) ed una per il Tg1 (novembre 2023). Bergoglio è poi il primo Pontefice a lasciare il Vaticano per raggiungere gli studi Rai di Saxa Rubra, in occasione della trasmissione “A sua immagine” nel maggio 2023, talk a cui per altro aveva telefonato in diretta nell’Aprile 2020.
Come interpretare questa politica ?
Lo scomparso Cardinale di Bologna Carlo Caffarra osservò che la particolarità di Papa Francesco sta nel non porre ostacoli al dialogo con la gente: «Io, il popolo e basta». Le interviste a getto continuo servono dunque a rafforzare questo dialogo senza mediazioni. «Una conversazione a tu per tu diffusa ovunque nel mondo ha per il Papa più forza comunicativa di un’enciclica» commentava ancora Caffarra.
Scelta con i suoi pro e i suoi contro. Quando, appunto in una intervista, questa volta all’Associated Press, Bergoglio criticò il cammino sinodale tedesco definendolo “ideologico”, il presidente dei vescovi locali Monsignor Batzing replicò: «Perché il Papa non ce ne ha parlato quando lo abbiamo visitato nel Novembre 2021? Ci sarebbe stata l’opportunità per un confronto. Considero estremamente discutibile questo modo di esercitare la leadership della Chiesa attraverso interviste». E c’è anche chi in Vaticano lamenta una certa de-sacralizzazione dell’immagine pontificia. Ma questo è un altro discorso.
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