Di solito non prendiamo spunto da ricorrenze civili o religiose ma questa volta ne vale la pena. Il prossimo 25 aprile potrebbe essere molto divisivo. Mi sento di affermare che quasi mai come oggi vorrei che fosse un giorno destinato a rivendicare ragioni e sentimenti di unità per la Repubblica e soprattutto per il suo popolo.
La più forte ragione per assumere questa posizione è che siamo incanalati in un vicolo cieco che è già un antecedente di una guerra mondiale. Forse non il suo primo capitolo, ma di sicuro qualcosa di più di una scossa di aggiustamento, di un contrasto locale, del conflitto fra zone d’influenza economica e politica. La sottovalutazione da parte delle potenze democratiche del rischio dell’allargamento del conflitto fu la causa non secondaria del dirompere di entrambi i conflitti mondiali. Alla fine gli aggressori furono sconfitti, gli Imperi centrali nella prima, Germania e Giappone nella seconda, ma a quale prezzo?
In questa primavera 2024 il rischio è di nuovo quello di lasciar correre gli avvenimenti; restando come alla finestra ad elencare i torti dei vari contendenti, per sentirci immacolati e superiori. Per la paura di fronteggiare la volontà di potenza di un aggressore, anzi di due in due teatri diversi, ma visibilmente alleati, Russia e Iran, si accetta la possibilità di veder scomparire a breve termine Ucraina e Israele come nel 1914 sarebbe scomparsa la Serbia e nel 1938/39 scomparvero, fino alla caduta del nazismo, Cecoslovacchia e Polonia.
Ma che cosa c’entra la Resistenza e il 25 Aprile? L’Italia è oggi in una posizione dirimente all’interno dell’Unione Europea. La sua evidente incertezza, ben al di là di affermazioni verbali, contraddette da consistenti forze politiche all’interno tanto del governo quanto dell’opposizione, contribuisce a mantenere l’intera Unione nel noto sentimento “vorrei ma non posso” e a lasciare agli Stati Uniti, anch’essi titubanti per ragioni elettorali, il compito di sostenere, cautamente, gli Stati aggrediti.
Quindi è in questo inizio di primavera che in entrambi gli scenari si paleseranno le fasi decisive e l’Europa, come complesso e come Nazioni, dovrà decidere se aspettare fatalisticamente lo svolgersi degli eventi o affrontarli.
Il paradosso italiano potrebbe svelarsi proprio in occasione delle manifestazioni del 25 aprile, se le tendenze filorusse e filo-Hamas dovessero apparire condizionanti le rispettive aree politiche e se questo portasse ad un ulteriore indebolimento della “RESISTENZA” EUROPEA, i timori peggiori potrebbero realizzarsi entro l’autunno. E poi, quale anima avrebbe il mondo, dopo la messa in soggezione, se non l’annientamento di Ucraina e Israele?
Non abbiamo una risposta. Tutti desideriamo la pace, tutti sappiamo che anche Ucraina e Israele hanno le loro responsabilità e persino vere colpe, ma non possiamo pensare che non ne abbiamo anche noi e che il prezzo lo possano pagare solo gli altri.
Costante per una volta concorde con Conformi e con Desti desidera un 25 Aprile solidale con Ucraina e Israele.
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