Non sono scorci di interno, né vedute marine colte dal terrazzo di casa: sono luoghi dell’animo fissati sulla tela i soggetti delle opere di Matteo Massagrande presente alla galleria Punto sull’arte di Varese. Sono unici e irripetibili come il cuore di ciascuno: è quanto emerge dalle risposte che l’artista, pittore e affabulatore affascinante, fornisce al pubblico numeroso e curioso presente al vernissage della mostra dal titolo che riassume la sua filosofia pittorica, “Puoi entrare senza bussare”, citando il verso di una poesia del poeta ungherese Jozef Attila.
«Si entra senza bussare nel cuore degli amici e nelle loro case, come nelle stanze della propria casa» dice il pittore. Non chiediamo permesso alle persone con cui condividiamo un pezzo di vita: non si bussa per entrare nel cuore di chi si ama, siamo certi che è sempre aperto per noi, che non chiude mai la porta d’accesso.
È chiusa solo la porta di chi ci tiene fuori da sé, come teniamo chiusa la porta a chi non vogliamo far entrare nelle nostre stanze.
I lavori di Massagrande – pittore e incisore di fama internazionale che vive tra Padova e Hajò – è tra i maggiori rappresentanti della nuova figurazione italiana; alcune sue incisioni appartengono al Gabinetto delle Stampe degli Uffizi di Firenze. I lavori sono apprezzati per la luminosità dei colori delle ambientazioni e della natura che circonda le case.
In esse le finestre e le porte sono spalancate e la luce prorompe vigorosa oppure filtra da imposte accostate e illumina pavimenti consumati dal tempo e pareti altrettanto smussate sulle quali interruttori nuovissimi indicano un tempo che si srotola lentamente dal passato al presente, perché ogni luogo vissuto è un po’ consumato dal tempo, che lascia una traccia di usura, ma c’è sempre uno spiraglio di novità, una possibilità di nuova luce che illumina e fa nuova ogni cosa.
Le stanze sono usate come il cuore di ciascun uomo è usato: sono consumate, come ciò che è vissuto, e le cose sono sempre diverse anche se sono sempre le stesse, “come il pane quotidiano che è sempre pane, ma ogni giorno è un pezzo diverso”, come è sempre nuova la luce che l’interruttore proietta sugli ambienti.
Emergono incroci di spazi, di luci e di colori che costruiscono gli interni in cui viviamo. È il luogo del silenzio e del ricordo che pretende di non essere dimenticato, della nostalgia che intenerisce. Tutto è velato da un’atmosfera crepuscolare: paiono le belle vecchie cose di pessimo gusto di Guido Gozzani.
Il pittore ritiene di vedere con gli occhi di un architetto lo spazio e le proporzioni, i particolari degli infissi, le piastrelle dei pavimenti.
A questo proposito Massagrande racconta un aneddoto: «Ricevetti una telefonata da una signora lucana proprietaria di una fabbrica antichissima di piastrelle che i figli intendevano vendere perché non più remunerativa; mi ringraziava caldamente: dopo aver visto in un mio quadro la riproduzione delle piastrelle liberty – deliziosamente retrò e floreali – che erano di loro produzione. Dolce & Gabbana avevano loro ordinato una quantità di piastrelle sufficiente a rimettere in produzione l’azienda».
In molte tele aldilà delle finestre delle verande dei terrazzi c’è il mare: è il mare greco di Corfù che viene incontro e racconta il percorso di ciascun uomo singolo e dell’umanità in quella crogiolo della nostra storia mediterranea che è stata raccontata da Omero e che ora è raccontata da Massagrande, perché è un pezzo della sua vita. Anche qui tutto pare immobile nell’attimo immortalato sulla tela, ma in realtà tutto diviene: il pittore riempie di luce accecante di azzurri e bianchi intensi quasi di profumo il mare increspato e le dimore che ‘abitano’ sull’isola.
Senza bussare Fino al 24 aprile 2024 Punto sull’arte Viale Sant’Antonio 59/61 Varese
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