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Cultura

IO VECCHIO? MACCHÉ

MASSIMO LODI - 11/04/2024

mauro_della_porta_raffoIl 17 aprile Mauro della Porta Raffo compie 80 anni. Un evento memorabile, perché un evento continuo è stata ed è la sua vita. Bizzarra, avventurosa, appagante. Sempre tesa al coloratissimo sogno, mai ferma alla banale realtà. Ci conosciamo da decenni, ho scritto molto di lui, e abbiamo scritto un bel po’ insieme. La rubrica “Quella volta che” è comparsa per un anno e mezzo su RMFonline, di settimana in settimana. Conversazioni d’umanità varia, dense di notizie e soprattutto d’allegria. Ignoro se lui sarà d’accordo, a me pare consono al genetliaco ripescare a sorpresa una chiacchierata del 25 ottobre 2020. In cui si parla anche di vecchiaia, con speciale spirito giovanile. Il “domanda e risposta” va ovviamente contestualizzato in quell’epoca, per esempio laddove si argomenta di Biden e Trump, tema che oggi sarebbe da riprendere in chiave diversa, ma forse non tanto, con il più celebre degli americanologi. Cioè lui, MdPR, di recente in tal modo insignito da Bruno Vespa. Ecco il testo d’epoca, assieme a un augurio epocale.

-Caro Mauro, quella volta che…

“Caro Massimo, quella volta che cominciai a invecchiare”.

-Poco tempo fa…

“Molto tempo fa. Quando avevo un anno, un anno e mezzo”.

-Questa è misteriosa…

“Niente affatto. Mi dicono che già allora stavo sviluppando un’accentuata curiosità”.

-E che c’entra con la vecchiaia?

“La vecchiaia è il top della curiosità. Leggi, studi, indaghi, vuoi sapere. Ma un top ha anche un incipit. Il mio lo colloco laggiù, a metà degli anni Quaranta. Ero ignaro d’essere già nella magnifica vecchiezza della conoscenza”.

-Del tipo: non si è mai giovani, non si è mai vecchi?

“Dipende da come si è giovani, da come si è vecchi”.

-Da com’è lo “spirto” petrarchesco…

“Infatti. Certo, non tutti sanno essere vecchi”.

-Anzi. Pochi sanno esserlo…

“Un peccato. Replay: io amo la vecchiaia”.

-Guai fisici a parte, nessuna nausea interiore…

“Ma per carità. Giornate intense, anche le notti. Mi bastano tre ore di sonno, il resto è vita”.

-Che vita?

“Mi piace rovistare qui e là. Leggo una riga, vedo un’immagine, sento una parola e scatta la corsa a inseguire. Un argomento tira l’altro, approfondisco, mi compiaccio d’arrivare sempre più in là”.

-Il problema è ricordarsi tutto…

“Problema che ignoro. Ho una memoria di ferro”.

-La eserciti da sempre?

“Da mai. Sono sciocchezze, le esercitazioni della memoria. O uno ce l’ha o non ce l’ha”.

-Talento innato?

“Dono di natura. Poi bisogna utilizzarlo bene”.

-Ci riesci?

“Credo proprio di sì. Scrivo cinque, sei, sette articoli o saggi al giorno. Spunti vari, documentazione puntigliosa. Sfido a provare il contrario”.

-Parlavi di tendenza alla curiosità. Un esempio?

“Curiosità intesa come gusto di mettere a fuoco un tema importante. Da altri, quando non da tutti, trascurato”.

-Andiamo al sodo. A un sodo…

“La battaglia di Ayacucho del 9 dicembre 1824. Quando la cito, nessuno sa di che parlo. E invece merita la ribalta. E che ribalta. Le truppe del comandante indipendentista Antonio José de Sucre sconfissero le milizie spagnole. Il Perù fu libero, il dominio della monarchia iberica sull’America latina cessò. Un evento straordinario, e però dimenticato, perso nel tempo, quasi che sia da rimuovere”.

-E invece non invecchia mai…

“Invecchia bene, se lo si ravviva”.

-Dove trovi la voglia per tanto indaffararsi?

“È la voglia che cerca me. Chiama. Io rispondo”.

-Capita che chiami di notte?

“Spesso. Facciamo un caso: alle 2.30 ecco la voce che mi dà sul sonno, allertandomi a scavare subito su una questione. Mi alzo, vado nel salotto, sfoglio libri, scrivo di getto. Poi divulgo a chi penso sia interessato al tema”.

-Farai pure qualcosa di diverso dal leggere e scrivere…

“Vedo la tivù. Tennis, ciclismo e biliardo. Talvolta. Più spesso mi prende la passione per un serial e mi ci attacco. L’ultimo è “Elementary”, roba americana, genere giallo poliziesco. È una rilettura in chiave moderna di Sherlock Holmes, riambientato a New York. Segnalo la strepitosa interpretazione di Lucy Liu nella versione femminile di Watson”.

-A proposito di America e di vecchiaia. Si sfidano per la presidenza due anzianotti…

“È un classico statunitense. Trump ha 74 anni, Biden farà i 78 il prossimo 22 novembre. La speaker della Camera, Pelosi, ne ha appena compiuto 80. Il presidente pro tempore del Senato, Chuck Grassley, ne conta 87. Lì per i giovani è vita dura”.

-Chi vincerà, Trump o Biden?

“Mi poni la domanda il 25 ottobre. A oggi i sondaggi premiano Biden. Ma si vota Stato per Stato, e la situazione può capovolgersi. Determinanti, come sempre, gli “Swing States”, quelli in cui l’esito non è scontato come invece in tutti gli altri. Una parte di questi vota sempre democratico, un’altra sempre repubblicano. Indipendentemente dai candidati. Poi la chiacchiera si farebbe lunga, se esaminassimo i risvolti del voto anticipato -che riguarda decine di milioni d’elettori- e di quello postale. Con relativi, possibili ricorsi”.

-Non facciamola lunga. Sbilanciati…

“Per davvero: cinquanta e cinquanta, nel momento in cui te lo dico”.

-Torniamo al di qua dell’Atlantico. Hai grandi vecchi da additare come esempio?

“La prima persona a cui penso è Mario Cervi, giornalista e scrittore. Ne abbiamo già raccontato qui: un uomo straordinario. Capace, umile, generoso. Consiglio di rileggerlo e di imparare. Per restare nel campo, un altro fuoriclasse era Giulio Nascimbeni, capo della cultura al Corriere della Sera. Stesse caratteristiche di Cervi”.

-E per uscire dal campo?

“Mi viene in mente Carlo Scognamiglio, ex presidente del Senato. Abbiamo partecipato di recente a un convegno. Alta qualità. Non a caso è un liberale. Come me”.

-I liberali sono d’una categoria superiore?

“Lo sono. E perciò non hanno mai raccolto troppo consenso. La massa fatica a riconoscersi nei migliori. L’ho già rivelato altre volte: quando il Pli prendeva più del 3 per cento, ci chiedevamo preoccupati dove avessimo sbagliato”.

-Il Pli è invecchiato così male da scomparire…

“Il liberalismo, caro mio, è immortale. Quelli che lo avversano ne invidiano l’eternità”.

-Come la immagini?

“Non devo far fatica a immaginarla: ci abito dentro”.

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