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Cultura

LEGGERO COME LINUS

RENATA BALLERIO - 04/04/2024

linusAd aprile non ti alleggerire, consiglia la saggezza popolare. L’invito potrebbe essere valido anche per non scrollarci di dosso alcuni terribili ricordi di aprile: le ultime elezioni pluripartitiche italiane nel 1924, i due bombardamenti su Varese di ottant’anni fa e la carneficina in Ruanda del 1994.

Ci trafiggono sempre i versi di Thomas Stearns Eliot, Aprile, il mese più crudele, perché anche nella terra desolata o devastata la brama di vita provocatoriamente non si placa. Se non dobbiamo alleggerirci di conoscenze che fanno riflettere, è altrettanto vero che possiamo imparare la difficile lezione di Calvino sulla leggerezza. Non vi è, dunque, nessuna scandalosa contraddizione nel ricordare qualcosa di meno importante e non appartenente alla grande storia. Appunto un altro aprile, per fare altre riflessioni, altrettanto attuali e non marginali.

Quello del 1965 in cui fu pubblicato il primo numero della più longeva rivista italiana di fumetti, Linus. In fondo lo stesso Italo Calvino, autore impegnato e militante, ci autorizza avendo lui stesso collaborato alla rivista. Linus, esperienza editoriale del fumetto “colto”, fu – soprattutto all’inizio – un laboratorio di idee grazie ad intellettuali come Oreste Del Buono, Vittorio Spinazzola, critico coraggiosamente alternativo per quegli anni, Elio Vittorini e Umberto Eco.

Senza esagerazioni fu una significativa rivoluzione culturale, iniziata nel 1964 con la pubblicazione di “Apocalittici e integrati”. Il semiologo Eco analizzava in quel saggio, che vale sempre la pena leggere, i cambiamenti in atto nella comunicazione di massa. Coniò quell’antitesi tra chi, per lo più intellettuali, erano preoccupati per il futuro della cultura e chi accettava, integrato appunto, la cultura di massa. Probabilmente oggi lo riscriverebbe a proposito delle reazioni di fronte all’Intelligenza artificiale.

Sessant’anni fa propose una strada che non fosse solo manichea ma tale da conoscere con una lettura pluriprospettica la molteplicità del reale e della comunicazione. Riflessione attualissima. Eco colse allora le potenzialità comunicative del fumetto. Non era per nulla scontata tale interpretazione che riconosceva nel mix tra scrittura e arti grafiche nel raccontare la vita reale o immaginata una alchimia feconda, anche per gli adulti.

Linus rappresentò questo e fu – come si disse – una rivista-mondo, ricco di differenze e di contraddizioni. Un vero microcosmo o – se vogliamo – specchio dell’evoluzione sociale e culturale.

Fu considerata negli anni comunista, persino fascista e anche qualunquista. Quasi una rinnovata interpretazione della favoletta del padre, del figlio e dell’asino. Ogni possibile scelta è criticata da qualcuno. Forse serve sempre l’ironia di Snoopy che in una copertina affermava: «Oggi ho preso 120 decisioni, tutte sbagliate».

Certamente anche i cambi editoriali subiti da Linus hanno portato a decisioni sbagliate ma la rivista ha attraversato generazioni e raramente sono passati inosservati la sua copertina e i suoi contenuti.

E ciò, visto che l’ultima casa editrice è La Nave di Teseo, sembra quasi smentire il paradosso legato al mito. Ci si chiede, infatti, se quella nave che fu continuamente risanata con nuovi pezzi possa essere sempre considerata la nave di Teseo. Linus – piaccia o no – rimane Linus. Lo è stato con i Peanuts, con le difficoltà anche traduttive nel presentare la guerra del Vietnam, con i racconti di San Francesco in veste di agente segreto sul pianeta Vulcanus. E perfino con gli errori come quello di interrompere la storia provocatoria di quel Tommaso Filippo Marinetti, conosciuto anche come “caffeina d’Europa”. Davvero una rivista-mondo, come fece due anni fa con un inserto dedicato all’Ucraina.

Anni prima sulle pagine di Linus il gruppo Valvoline fece dire a un personaggio: “Studiava la bruttezza della vita per farne tesoro. Dipingeva l’intelligenza del male per salvarsi l’anima”.

È proprio vero che mai – e non solo ad aprile – bisogna alleggerirsi di riflessioni. E soprattutto se nel quarto mese dell’anno è dolce dormire evitiamo con forza il sonno della ragione che genere sempre e soltanto mostri.

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