Il tempo minaccioso di Pasquetta, quello degli umori temporaleschi registrati dai meteorologi e dalle cronache – ma ancor più dei tuoni di guerra nella Striscia di Gaza e in Ucraina – porta a pensieri grevi.
Rimbalzano sugli schermi di telefonini, televisioni e computer immagini drammatiche e inquietanti. Le notizie “belle”, sempre più rare, sono quasi insperabili, anche nell’immediatezza della Pasqua.
Eppure due notizie piacevoli infine arrivano: la vittoria a Miami di Jannik Sinner che lo consacra quale numero due del tennis mondiale (dopo il serbo Djokovic), e lo impone come uno dei più grandi tennisti nella storia del nostro Paese; e l’uscita dell’ultimo brano del Volo. Sono le voci di Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble che puntano al massimo del successo e del gradimento con il loro ultimo disco dal titolo allusivo Ad astra. Sono sempre più intenzionati a far sì che quel ‘volo’ Iniziato da bambini e proseguito anno dopo anno permetta finalmente di arrivare alle stelle, grazie a un repertorio mirato. Teso cioè a sottolineare le individualità interpretative e canore di ciascuno a quindici anni dall’esordio. Ma anche a mantenerli uniti, come nel primo giorno, da un patto di fedeltà. Che ha la serietà, promettono in diretta televisiva a chi teme una separazione, di un sodalizio d’arte avvertito come ‘un matrimonio destinato a durare per sempre’.
Intenti e sensibilità comuni avvicinano questi quattro ragazzi, campioni di sport e del bel canto italiano. Seppur nati nell’estremo Nord italiano lo sportivo Jannik e nel Sud i tre artisti dalle ugole d’oro, tutti sembrano condividere, oltre che le grandi doti dei personali talenti professionali, soprattutto l’assoluta semplicità nel contatto col pubblico entusiasta. Una semplicità che non ammette sbavature sussiegose, ma che parla invece il linguaggio della modestia e del buonsenso.
Dice Sinner a chi lo interroga sulla sua corsa verso il primo posto: “Se verrà la vittoria verrà e sennò cosi sarà.” Non è la guerra per il primo posto a contare in assoluto, non è neppure la sconfitta del rivale che gli interessa. Ma è il confronto sereno con se stesso, cioè, come spiega, “che io possa dare il cento per cento di quello che sono”.
È davvero un esempio di modestia, e saggezza che arriva da questo pur lanciatissimo tennista. Una visione saggia della vita che apre il cuore. La filosofia di Sinner, ancor più che la sua bravura, sta avvicinando molti più giovani al tennis. Ma il suo esempio di perfetto equilibrio dà adito ad altre riflessioni: magari a far intendere che le rivalità, non solo sul campo da tennis, ma anche nella vita, si affrontano usando, oltre che i talenti personali, l’impegno e il buon senso più che la voglia di prevaricazione.
Un altro, non secondario aspetto, infine colpisce. L’essenzialità e la normalità del loro look. Sinner, classe 2001, sembra un ragazzo degli anni Sessanta, e i re del Volo li abbiamo visti a Sanremo come sempre (è la terza partecipazione) in giacca e camicia, interpreti di Capolavoro. Davvero un raffinato e magico incontro di voci, musica e parole firmato da Edwin Roberts, Stefano Marletta e Michael Tenisci, destinato a restare nella storia della canzone italiana, Come ‘Grande amore, vincitore di Sanremo nel 2015.
Niente dunque capigliature da discoteca per il Volo. E neppure stravaganze esagerate degli abiti Caso sempre più raro nel mondo dello spettacolo.
È la giusta rivalsa per quanti continuano a pensare da sempre che l’abito non fa il monaco.
Che, dopo la serie dei ‘sotto il vestito niente’, sia tornata la stagione degli autentici talenti ?
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