(C) Andando in libreria, proprio di venerdì santo, dopo la confessione, mi imbatto a sorpresa in un librone dal titolo: “Dio, la scienza, le prove” (di Bolloré e Bonnassies, oltre 300.000 copie vendute). Sorrido e passo oltre; il Dio che mi interessa è quello che mi appena offerto perdono e speranza, poco m’importa della visione degli scienziati, di cui ho conosciuto, dai primi studi di filosofia della scienza, sia l’arroganza della negazione ateistica, sia la superficialità del voler corroborare la fede con l’affermazione dell’insufficienza delle spiegazioni cosmologiche. Alla fine però l’ho acquistato. Ma, lo stesso giorno, prima ancora di leggere la prefazione del premio Nobel per la fisica, Robert Wilson, mi imbatto anche in una riflessione sul libro dell’amico, scienziato credente, Bersanelli sul Foglio. Voglio dare conto di entrambe, in relazione con la premessa degli autori che “Il nostro desiderio è che alla fine di questa indagine tu possa avere a disposizione gli elementi che ti permettano di decidere a che cosa credere in base a ciò che ti sembra più ragionevole”.
Dopo aver avvertito che “nessuna ipotesi propone una spiegazione scientifica convincente su come l’Universo abbia avuto inizio”, Wilson suggerisce “se siete religiosi secondo la tradizione giudaico-cristiana nessuna teoria scientifica mi sembra in grado di corrispondere meglio … di quella del Big Bang… però questo ragionamento non fa che spostare ancora una volta la questione dell’origine ultima. Com’è comparso questo spirito o Dio? E quali sono le sue caratteristiche?”
La critica di Bersanelli è ancora più articolata. “Ecco dunque la prima “prova teologica”: poiché la scienza ha dimostrato che il tempo ha avuto un inizio, si dice, essa ha anche provato che l’universo è stato creato da Dio, e ha persino stabilito la data della creazione. Dal punto di vista di un credente però, così posto, l’argomento è scivoloso. Anzitutto, le nostre attuali conoscenze scientifiche non ci permettono di concludere definitivamente che il tempo cosmico abbia avuto un inizio assoluto. Non abbiamo infatti una comprensione sufficiente dell’universo nelle sue primissime frazioni di secondo, quando gli effetti quantistici, non inclusi nella relatività generale, giocavano un ruolo determinante. Non possiamo quindi escludere che in futuro l’indagine scientifica giunga a una visione più ampia, compatibile con tutto ciò che oggi sappiamo, in cui quell’inizio sia riconosciuto come parte di una realtà più vasta.”
(S) È una giusta precauzione e tuttavia non esclude la validità dell’indizio.
(C) La seconda “prova teologica”, conosciuta come “principio antropico” parte “da un altro fatto scientificamente consolidato, e cioè l’osservazione che le leggi fisiche che regolano l’universo appaiono finemente predisposte per produrre le condizioni necessarie alla comparsa della vita. In particolare certe costanti presenti fin dall’inizio della storia cosmica, come la carica e la massa delle particelle elementari, i parametri cosmologici, e così via, appaiono accuratamente sintonizzate: basterebbe modificare anche di pochissimo il valore di alcuni di quei parametri e l’universo sarebbe completamente privo di strutture e incapace di ospitare qualunque forma di vita”.
(O) Questa mi sembra più convincente; se siamo ‘ospiti’ in un mondo ‘ospitale,’ si rivela la volontà di un’ospitante’.
(C) Prosegue Bersanelli: “Ma di nuovo esiste la possibilità che quello che conosciamo oggi sia troppo poco. In futuro potremmo scoprire, ad esempio, che l’universo è molto più grande e vario di quel che oggi riteniamo, e quelle che consideriamo costanti universali in realtà non lo sono, ma cambiano leggermente su scale oggi ignote; questo darebbe ragione del fatto che nella regione di universo che ci circonda quelle costanti sono accordate con la vita e con la nostra esistenza… D’altra parte l’esistenza di Dio è certamente un’ipotesi di ordine metafisico, e lo sarà sempre: non si vede perché la si debba costringere a competere sul piano delle teorie scientifiche, attuali o eventualmente future.”
(O) Obietto che la conoscenza scientifica non può arrogarsi il diritto di essere l’unica capace di verità.
(C) Infatti Bersanelli conclude: “Oggi vediamo anche che la nostra “oasi cosmica” ci assiste con l’evoluzione stellare, l’espansione dell’universo, le leggi della fisica, le costanti universali, e molto altro; e ci regala un meraviglioso panorama cosmico che si estende per miliardi di anni luce. Oltre, non sappiamo. La scienza non dimostra Dio, ma ci mette davanti agli occhi un universo che è segno di un mistero che ci supera infinitamente.”
(S) Neppure questa conclusione mi soddisfa, accetto più volentieri la posizione degli autori che sperano di “aver contribuito a dar vita a un dibattito fondamentale”.
(C) A mio avviso ci sono riusciti, tanto che, sperando di non annoiare i lettori, torneremo sull’argomento, in particolare il tema dell’inizio dell’universo, quindi dei concetti di tempo e di eternità, sembra chiamare in causa proprio il concetto di resurrezione, perché quella di Gesù non avviene solo nel tempo e nella materia, come quella di Lazzaro, ma nello spirito e per l’eternità.
(C) Costante (S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti
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