Si congelino gli almanacchi, resti senza correzioni Wikipedia: le pagine della Pallacanestro Varese non avranno bisogno di essere aggiornate alla voce trofei.
Sconfitta dai turchi del Bahacesehir nel doppio confronto in semifinale, Varese esce dalla coppetta, un sogno innocente cullato in un’annata sportiva con pochi sorrisi sul campo, figlia di una genesi e di uno sviluppo travagliati da errori, episodi negativi e scorciatoie prese senza trovare la meta, nonché ammantata dalla perdurante mancanza di pecunia per permettersi il lusso di sbagliare le scelte.
Eppure certi mercoledì sono andati giù nel gargarozzo con una freschezza maggiore rispetto al raspante campionato che ancora non ha dato il responso che tutti i tifosi pretendono, quello minimo: la permanenza in Serie A. Le stagioni sportive sono come dei sentieri di montagna d’altronde: se ti fermi continuamente, se la cima rimane sempre lontana, dopo un po’ la situazione si fa pesante. In Europa la Pallacanestro Varese ha invece camminato di buona lena, si è fermata ma poi è sempre ripartita, sfiorando il punto dove ogni ascesa spiana e puoi davvero guardare tutti dall’alto verso il basso.
Siamo ovviamente ben lontani dai cimenti che una volta si chiamavano Real Madrid, Mosca, Belgrado e Maccabi: per arrivare sino alla semifinale i biancorossi hanno spezzato le reni a borghesi piccole piccole del calibro di Nymburk, di squadre cipriote, olandesi e georgiane. E forse persino una vittoria finale sarebbe stata considerata da molti quasi un’intrusa in un palmares talmente leggendario da contare troni europei e addirittura mondiali: che posto trovare alla Fiba Europe Cup vicino a cinque Coppe dei Campioni e a due intercontinentali?
C’è poco da lamentarsi: queste sono le notti magiche che passa il convento (la realtà) e conviene tenersele strette, perché quantomeno provano a riallacciare i fili di un dna che non si cancella, provano a stuzzicare con l’idea di far circolare di nuovo per il continente, seppure attraverso strade secondarie, quel nome che una volta incantava l’intero contorno.
La Coppetta ha poi aggiunto esperienza a un gruppo quasi totalmente sprovvisto di background europeo, è stata un terreno da battaglia di livello adeguato, quasi sempre più semplice rispetto alle gare interne, ha dato quindi morale e spunti.
Uno sopra tutti: la Varese di Scola deve farne ancora tanta di strada per crescere e aspirare a qualcosa di più. La Serie A, dopo l’illusione della scorsa stagione, è tornata a essere abitabile solo nei bassi fondi, sperando che nelle cinque giornate che restano non diventino bassissimi. E il livello della quarta competizione continentale per club è bastato e per il momento anche avanzato.
Non è il momento per alzare l’asticella delle ambizioni.
Per farlo davvero ci sarà solo una maniera: lo ha ammesso anche uno di pochissime parole come El General, quando – tra un silenzio e l’altro – si è lasciato scappare «bisogna trovare un modo per aumentare il budget».
Solo allora torneranno le notti magiche, quelle vere.
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