Come prevedibile, la decisione di chiudere l’Istituto comprensoriale Iqbhal Masih di Pioltello per festeggiare la fine del Ramadan (che quest’anno sarà il 10 aprile) ha scatenato molte polemiche.
Secondo il dirigente scolastico della scuola, Alessandro Fanfoni, i bambini di fede islamica sono la maggioranza e non possiamo chiudere gli occhi davanti a questi numeri e alla realtà. Seconda la sindaca Pd di Pioltello (36.000 abitanti, alla periferia di Milano), Ivonne Cosciotti, la chiusura “è…un atto di civiltà” mentre contro la chiusura si schierano la Lega, da Salvini alla eurodeputata Silvia Sardone (“Una decisione preoccupante, un precedente particolarmente rilevante”) e in generale tutto il centro-destra. I docenti, dopo che l’ufficio scolastico regionale ha sollevato obiezioni, chiedono una visita “riparatrice” di Mattarella.
Al di là della cronaca c’è una riflessione più profonda legata alla decisione di Pioltello ovvero l’evidente progressivo scivolamento verso una società non solo interetnica ed interconfessionale, ma dove alcuni valori fondanti della comunità – di cui uno è l’aspetto religioso – si stemperano mentre questo non avviene per la comunità islamica che proprio dalla sua auto-chiusura verso l’esterno trova la forza di coesione.
Noi cristiani facciamo poco o nulla per difendere i nostri principi e magari farli capire agli islamici, anche se loro comunque li rifiutano. Poi, quando si decidono passi come quello del 10 aprile, da una parte ci si mostra indignati mentre l’altra parte parla di “civiltà”. Usciamo dagli schemi e poniamoci seriamente – per una volta – quali siano i valori fondanti in crediamo senza le solite superficialità.
La scuola Iqbbhal Masih, per esempio, ne è una conferma: la dedica è ad un giovane attivista contro il lavoro minorile, ma la comunità islamica non si è mai espressa sulle violenze domestiche ai danni delle minori che non accettano le scelte loro imposte: perché nessuno solleva questo aspetto?
Sarà quindi anche vero che a Pioltello ci sono molti ragazzi di famiglie musulmane ma a parte che tante di loro non sono osservanti e quindi la fine del Ramadan è prima di tutto una festa, una ricorrenza, così come tutti – atei compresi – festeggiano ad esempio l’Immacolata l’ 8 dicembre con un giorno di vacanza e il “ponte” di Sant’Ambrogio, anche se non sono minimamente credenti, non partecipano quel giorno ad alcun evento religioso e di sant’Ambrogio non sanno neppure il periodo in cui è vissuto.
Anche questa è una ipocrisia, ma è proprio così che si crea un progressivo, lento ma costante cedere terreno sul piano della identità che per molti è fatale, normale o addirittura “segno di civiltà” come sostiene la sindaca di Pioltello, ma per altri no e questo (ben al di fuori dei tornaconti elettorali), deve essere a base di una revisione critica di come vengono progressivamente cancellati i nostri valori comuni.
Guardiamoci intorno con serenità: non serve ghettizzare, anzi, ma è ben strano che da una parte si invochi una società “laica” ed integrata e poi si favoriscano in qualche modo connotati sociali che identificano la diversità, con lo sfaldamento conseguente, appunto, dei caratteri identificanti di una comunità preesistente.
Nessuno sostiene che un musulmano non possa essere un bravo cittadino, ma se è coerente – oltreché festeggiare il Ramadan – non può integrarsi fino in fondo perché se accetta davvero il suo credo religioso si metterebbe automaticamente in contrasto con le alcune nostre leggi, dal diritto penale a quello di famiglia. Questo aspetto è oscuro, nascosto, “politicamente scorretto” e quindi non se ne parla mai eppure prima o poi andrà pur posto: come può una persona sinceramente islamica giurare fedeltà alla Costituzione e alle leggi dello stato italiano se hanno principi diversi dalla sua fede?
Ricordiamoci che se un cristiano vive in un paese islamico deve adeguarsi alle leggi del paese ospite, non può osservare le proprie se non nell’intimo della sua coscienza. Questo perché quel paese vuole tutelare e difendere la propria identità, mentre da noi si sostiene progressivamente l’esatto contrario.
Non ho la presunzione di sostenere acriticamente che questo sia giusto o sbagliato, certo non ci si può allora lamentare per le conseguenti mille problematiche che nascono e crescono nel nostro paese proprio per questa incoerenza ed ipocrisia di fondo, questo rinvio continuo di chiarezza soprattutto nei confronti della comunità musulmana che – anche dal caso di Pioltello – alla fine passa per “vittima” e regolarmente ottiene quello che vuole.
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