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Pensare il Futuro

RIATOMIZZARSI

MARIO AGOSTINELLI - 22/03/2024

nucleareA fronte della crisi del clima l’energia nucleare continua ad essere l’opzione più costosa e lenta per raggiungere le emissioni zero nette. Nonostante ciò, alla Cop 28 di Dubai, con un accordo tra 22 Paesi che non comprende l’Italia, in prudente attesa dell’evolversi di una situazione molto intricata, si è fatta strada l’idea di triplicare l’energia nucleare, con un invito agli azionisti della Banca mondiale, alle istituzioni finanziarie internazionali e alle banche di sviluppo regionale ad incoraggiare la sua inclusione nelle loro politiche di prestito.

La Francia continua ad essere capofila di un allargamento della quota di energia dipendente dall’atomo, nonostante abbia dovuto ammettere che nel 2022, per la prima volta dopo oltre 40 anni, l’intero Paese era diventato un importatore netto di energia elettrica, a causa di una produzione limitata del suo nutritissimo parco, messo in stallo dalle anomale ondate di calore estive. Sotto la spinta della leadership industriale d’oltralpe legata al colosso energetico EDF, il governo francese ha promosso in sede europea un’iniziativa per aumentare la cooperazione industriale in campo atomico. Ad essa hanno aderito altri dieci Stati membri: Bulgaria, Croazia, Ungheria, Finlandia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia.

In quell’occasione il governo italiano si è mantenuto defilato, ma non ha perso l’occasione di riesumare a metà 2023 un dibattito spento da ben due referendum, presentando alla Camera una mozione che impegna il governo “a partecipare attivamente, in sede europea e internazionale, a ogni opportuna iniziativa, sia di carattere scientifico che promossa da organismi di natura politica, volta ad incentivare lo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari (IV generazione, fusione nucleare) destinate alla produzione di energia per scopi civili”. Un invito subito raccolto con una lettera di intenti firmata da Edf, Edison, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare “per collaborare allo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e favorirne la diffusione, in prospettiva anche in Italia”.

Se prima ritenevo questo improvviso ritorno di interesse un puro diversivo per posticipare le autorizzazioni dei nuovi impianti a fonti rinnovabili, ora mi riferisco, con maggior preoccupazione, a due fatti di rilievo.

Dapprima, una affermazione di Frank Bogovič (che ha sostituito Timmermans come commissario UE al clima) che ha esplicitamente sostenuto «l’affidabilità degli SMR (i piccoli reattori modulari) per aumentare la produzione di energia in qualità di nodi di rete elettrica a sostegno di solare e fotovoltaico, cui ha fatto eco il ministro Pichetto Fratin auspicando la realizzazione di partnership internazionali pubbliche e private per lo sviluppo del nucleare di ultima generazione».

Successivamente, a Marzo del 2024, e con una caratura assai più pesante, è stata approvata dalla maggioranza a Montecitorio una seconda mozione che spinge verso l’atomo e che prevede una indagine conoscitiva sui possibili vantaggi dell’energia nucleare, che potrà entrare in quota nel mix energetico nazionale per raggiungere gli obbiettivi climatici fissati dalla UE. Significativo, al riguardo, l’avvertimento del presentatore della mozione a nome del governo: l’approvazione dell’indagine è lo step per un’operazione che ha finalità ben precise: un confronto scevro da quelle pulsioni ideologiche e quei pregiudizi che per troppi anni hanno condizionato il dibattito sul nucleare.

Vorrei pertanto mettere a fuoco una riflessione su quella che, sul sito web francese di EDF, viene definita “una soluzione flessibile per diverse esigenze, non solo per la produzione di elettricità, ma anche per energia termica (ad esempio per reti di teleriscaldamento) e per produrre idrogeno”: in sostanza i piccoli reattori modulari (SMR).

Si è aperto quindi uno spiraglio ed individuata una rotta: sono gli SMR il vero centro di attenzione. Il focus è quindi sui piccoli reattori modulari SMR Nuward, riguardo i quali Edf e Ansaldo Nucleare – spiega una nota congiunta – hanno recentemente firmato un primo contratto per la fornitura di studi di ingegneria per questo tipo di impianti. Sistemi energetici di media taglia (400 MW) definiti complementari allo sviluppo delle fonti rinnovabili e con possibili applicazioni anche per alimentare distretti industriali a elevato consumo energetico.

Strano che questo riaccostamento all’atomo non abbia suscitato clamore, anche perché si può intravvedere dietro ad esso una pericolosissima soluzione di sostegno al grande aumento di richiesta di elettricità dovuta ai consumi dei data center per l’intelligenza artificiale: un mercato sicuramente in crescita, ma le cui ricadute in campo etico e ambientale sono ancora in fase di discussione tutt’altro che risolta.

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