Giovedì 31 maggio l’Arcivescovo di Milano ha presentato, nell’ambito della settimana dedicata alla famiglia, una ricerca effettuata dall’istituto Toniolo sul ruolo della famiglia nella società odierna.
La ricerca evidenzia come oltre il 60% degli intervistati sostenga che la famiglia è ancora la cellula fondamentale della nostra società e si fonda sul matrimonio.
In un momento in cui da molte parti si vuole far credere che legami forti e duraturi sono perdenti e soprattutto non al passo con i tempi viene spontanea una riflessione: da quando si è cominciato a pensare che tutto quello che rappresentava tradizione, appartenenza e valore identitario fosse il male della società e che ci si doveva evolvere verso una visione più egualitaria e priva di legami, sono state gettate le basi per la crisi odierna, una crisi che è sociale ancor prima che economica.
Una crisi sociale che, oggi più che mai, sembra voler rinnegare il valore di legami forti come quello del matrimonio.
Proprio per questo capita molto spesso ad un ragazzo di trent’anni come me, sposato e con due figli, di vedersi additato come coraggioso per le scelte fatte in un mondo come quello odierno.
Io non credo di essere particolarmente coraggioso, né credo di essere un incosciente. Credo solo di essere riuscito a fare quello che ho desirato fin dal primo istante in cui ho conosciuto mia moglie, cioè poter crescere dei figli con lei in un contesto tanto bello quanto quello in cui ho avuto la fortuna di crescere io.
Ma sono soprattutto convinto che, come ha detto il Cardinal Scola, “non c’è amore senza promessa, non c’è promessa senza per sempre e non c’è per sempre se non fino alla fine, sino e oltre la morte”.
Ultimamente mi è capitato di vedere a “Porta a Porta” un servizio su una famiglia numerosa e monoreddito, ma molto fiera del proprio compito, mentre in studio era inquadrato il sorriso inebetito e compassionevole di un autorevole membro del Governo nazionale.
Nella nostra piccola realtà varesina abbiamo scelto di non sorridere inebetiti davanti a chi ancora vuole investire sulla famiglia, e ci siamo dati da fare: nelle pieghe del bilancio, anche grazie al lavoro dell’assessore Montalbetti, siamo riusciti a stanziare 100.000 € da destinare al sostegno dei giovani sposi per l’affitto della casa.
Una scelta che vuole sostenere un modello di società che fonda le sue radici nella tradizione giudaico-cristiana e i suoi frutti, come la famiglia, che ancora oggi è l’unico punto fermo in un mondo travolto da mille difficoltà.
Mi ha colpito molto una frase di del prof. Giampaolo Cottini pubblicata su RMF Online la scorsa settimana: “La famiglia è una grande immagine di ciò che l’uomo è e desidera: la comunione dei diversi che cammina verso un unico destino, celebrando la gioia di una positività che nessuno può distruggere dentro una comunità concreta in cui è possibile condividere tutti gli aspetti della vita”.
Anche per la mia esperienza di marito e padre la famiglia è il sostegno quotidiano dove si portano la bellezza e la fatica della giornata passata al lavoro, il luogo dove si corregge il tiro di quei futili voli pindarici che assediano la mente di chi, come me, ha iniziato da poco a fare politica desiderando di cambiare le cose e trovandosi inevitabilmente a fare i conti con il regolamento dell’IMU e l’approvazione di un bilancio previsionale sempre più restrittivo.
Sono convinto che proprio dalla famiglia possa partire un nuovo modo di affrontare anche tutte le sfide che il compito amministrativo ci impone, e chissà che non si arrivi ad approvare un giorno un bilancio ancor più family friendly.
Giovanni Chiodi Consigliere Comunale PdL
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