Dare un nome alle cose e ai luoghi è un’azione che crea un legame tra l’uomo e gli ambienti naturali come un prato un bosco, un rivo d’acqua, o quelli antropizzati come gli spazi interni ed esterni degli edifici, i cortili, le sale e le salette, le aule scolastiche.
Dare un nome significa conoscere e riconoscere. Era una consuetudine, nel secolo scorso, attribuire a ville e villini il nome di una donna della famiglia, quasi sempre la prima che vi aveva abitato. È stato dato il nome di Calogero Marrone all’Aula Magna dell’Istituto Superiore di Bisuschio, lo scorso 6 marzo, al termine di un percorso didattico che ha consentito la conoscenza e l’approfondimento della figura del Giusto tra le Nazioni che onora la città di Varese.
Crediamo che abbia ancora senso impegnarsi per continuare a diffondere un nome nobile, uno fra quelli che in Italia hanno illuminato gli anni più bui del nazifascismo mantenendo viva la fiducia nell’umanità.
Se così non fosse stato, Calogero Marrone sarebbe rimasto l’“eroe dimenticato” dello storico Franco Giannantoni. Mentre oggi è una persona ben conosciuta nella nostra città e non solo.
Dunque è giusto creare le condizioni per mantenere vivo il ricordo di chi ha lasciato un segno visibile nel mondo: si tratta di un gesto dal valore sociale e storico. Le strade, le piazze, i parchi, le biblioteche e i musei, molti edifici pubblici portano nomi, soprattutto di uomini e di donne, poche, che hanno contribuito alla storia della nostra comunità.
Il discorso vale anche per una scuola, per un’aula, tanto più per un’Aula Magna, luogo degli eventi collettivi degli studenti, oltre ad essere il luogo dove i docenti assumono le decisioni collegiali che determinano le scelte organizzative e didattiche e il luogo dove si riuniscono i consigli di classe e di istituto con la rappresentanza dei genitori.
Dare un nome ai luoghi è un’azione che conferisce vitalità alla memoria delle istituzioni che decidono di farlo. Per tanti varesini nomi come Sala Ambrosoli, Sala Montanari, Sala Montoli hanno un significato legato al passato della città. Richiamano i volti e le opere di persone che abbiamo conosciuto come attori della collettività.
Dunque un luogo fisico a cui viene dato un nome offre la rapidità dell’individuazione insieme alla possibilità di riuscire a collocare gli eventi ad esso legati.
Ora che l’Aula Magna è dedicata a Calogero Marrone gli studenti conoscono in modo approfondito un uomo Giusto che ha segnato una strada percorribile verso il bene comune. Hanno capito che ognuno può scegliere di operare per il bene, che si può fare qualcosa per gli altri accogliendo l’esempio di una vita ben spesa.
Questo e altro può suscitare l’esperienza dell’attribuire nomi alle cose e ai luoghi. Ha scritto Paolo Rumiz nel libro “La leggenda dei monti naviganti”: “Finché ci saranno i nomi, ci saranno i luoghi”.
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