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In Confidenza

A TENTONI

Don ERMINIO VILLA - 08/03/2024

ciecoÈ curiosa la descrizione che il cieco guarito fa del miracolo: LUI mi ha posto del fango sugli occhi, IO mi sono lavato e ci vedo. Non è Gesù che fa il miracolo, ma il cieco, che comincia a vedere quando si decide a camminare nel buio e a tentoni verso la piscina.

È assurdo quello che Gesù gli dice: “Va’ alla piscina!”, è pericoloso! È cieco! Gli chiede di camminare nel buio! Anzi di più: col fango tappa gli occhi già bui. Così deve camminare proprio dentro ciò che lo blocca. Succede anche a noi: non si vede nulla, si va a tentoni. Il Signore ha posto il fango del disorientamento sul nostro immobilismo frenetico.

In una chiesa vuota, percepisco la cecità: non riesco a focalizzare i dettagli, non li conosco. Poi mi rendo conto che è stata fatta e abbellita coi sacrifici dei nostri avi. È anche mia, ma la sento poco così. E qui sono custodite le voci di tanti cuori con canti di lode o lacrime amare, tante vite riconciliate, storie riempite, riti ripetuti, le richieste per avere miracoli. Proviamo a dialogarci…

Parlami di te, amica colonna. Tu sei un blocco di pietra, eppure sei forza di sostegno. Il tuo segreto sta nell’essere insieme agli altri. Non può esserci equilibrio se ciascuno non è al suo posto, nella giusta vicinanza e distanza dagli altri. C’è unità nella differenza.

Parlami di te, amico arco, romanico tondo per avvolgere o gotico acuto per slanciare. Insegnami come si fa ad essere legame. Il tuo segreto sta nel tenderti, ‘pro-teso‘. Aiutami a non stancarmi mai, come te, ad alzare le mani verso il cielo ed allungarle verso gli altri.

Parlami di te, amico quadro. Mi aiuti a non dimenticare quanto Dio accompagna la grande storia del mondo e le piccole storie di ciascuno. Sei la “Biblia pauperum”, ma anche il racconto biblico del sorriso di Dio che abita le vicende della nostra quotidianità.

Parlami di te, amico pavimento. Usi la tua raffinatezza non per attirare a te, ma per condurre al centro e far scoprire accanto. Su te, tante orme seguite, passi fatti, a volte pure sgambetti o pestate (date e avute), altre volte ricordi tracce di qualcuno che manca.

Parlami di te, amica ombra. La penombra di una chiesa è terribilmente piena nel suo essere silenziosamente vuota. Per vedere l’invisibile c’è bisogno di vuoto, così mi insegni ad allargare mente, sguardo e cuore. Assenza è doppia presenza.

Parlami di te, amica porta, che consegni ali per volare alto e radici per tornare. Sei chiusa davanti a me, sei chiusa tra me e gli altri: fammi recuperare la vista oltre il buio, camminare a tentoni per ritrovare me stesso e gli altri. Così, come il cieco, scoprirò chi è Dio per me.

Si può perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia è quando un adulto ha paura della luce”.

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