La religione degli Ittiti veniva professata dalla popolazione di origine indoeuropea o uraloaltaica, che fondò nel XVII secolo a.C. una forte entità statale nell’Asia minore, in un territorio corrispondente a parte della Turchia e della Siria settentrionale. Gli Ittiti, etnicamente affini agli Hurriti, penetrarono in Anatolia agli inizi del secondo millennio sottomettendo la preesistente civiltà degli Hatti. Il re Labarnas I fondatore del regno (il suo nome sarebbe rimasto come titolo onorifico dei suoi successori) diede avvio all’Antico Impero (1650-1390).
In seguito il re Hattusilis I trasferì il centro politico ad Hattusas e dopo un periodo di declino il re Suppilulunas I fondò il Nuovo Impero (1390-1200), crollato nel XIII secolo, sotto l’urto dei Popoli del Mare.
La religione esprimeva la simbiosi dei diversi popoli presenti nell’Impero. Le divinità degli Hurriti e degli Hatti figuravano nel Pantheon ufficiale. Nel complesso si accoglievano divinità solari (l’astro diurno e quelli sotterranei), le divinità del tempo e delle città, con maggiore presenza e rilievo di quelle femminili sulle maschili.
Divinità suprema era Wurusemu, dea del sole e della città di Arinna, venerata negli inni come regina del cielo e della terra, Dio della tempesta era Tesup, sposo di Chepat (combatte contro il drago Illuyankas accompagnato da due tori). Da rammentare ancora il dio della pioggia e della vegetazione Telepinus. La struttura solitamente triadica delle divinità (Tesup, Chepat e il figlio Saruna) si riflette nella stesura dei trattati che legano il re ittita con tutte le popolazioni vassalle. Parti essenziali: 1) prologo storico delle imprese grandiose e benefiche; 2) elenco degli obblighi della parte inferiore; 3) elenco di punizioni e benefici che ricadranno sul popolo vassallo secondo l’osservanza o meno del trattato. Schema poi servito per l’alleanza tra Jahvé e il popolo di Israele.
Il re, in quanto sommo sacerdote, presiedeva al culto e partecipava alle principali solennità nelle sedi dei santuari. Il re, nominato dal suo successore, veniva divinizzato solo dopo la morte. Il culto era praticato in luoghi aperti come nei templi. Molte le testimonianze di questi ultimi alla luce delle campagne di scavo archeologiche. Sono state rinvenute non solo le vestigia degli edifici, ma anche l’Archivio di Stato, ricco di circa ventimila tavole di terracotta in scrittura cuneiforme, prodighe di narrazioni.
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